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Dopo la condanna per bancarotta verso gli ex dirigenti Firema, finalmente è ripreso il processo contro gli ex vertici dell’azienda imputati della morte di 19 operai e per altre decine di lavoratori ammalati a causa dell’esposizione all’amianto. Questa è per noi una lunga battaglia giudiziaria ma soprattutto sindacale e di civiltà“. Così Matteo Coppola, segretario della Cgil di Caserta, commenta la ripresa al tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dopo i rinvii dovuti alla pandemia, del processo sui lavoratori Firema – azienda casertana che produce carrozze ferroviarie oggi di proprietà indiana – morti e ammalatisi per patologie come il mesotelioma o l’asbestosi legate all’esposizione all’amianto.

I fatti riguardano periodi precedenti al 1990, quando l’amianto fu eliminato dall’azienda, che allora era della famiglia di imprenditori napoletani Fiore. Tra gli imputati Mario e Giovanni Fiore e altri cinque ex dirigenti; nel processo la Cgil si è costituita parte civile, come è avvenuto anche per il processo conclusosi qualche giorno fa sul crack Firema (condannati i fratelli Roberto e Gianfranco Fiore). “Ci battiamo da anni – prosegue Coppolaaffinché sia fatta giustizia per quei lavoratori che hanno perso la vita e il cui diritto alla salute non è stato adeguatamente tutelato dall’azienda. E mentre sul processo incombe l’ombra della prescrizione, ricordiamo che il dolore, quello no, non si prescrive” conclude Coppola, facendo riferimento alla circostanza che molti lavoratori costituitisi nel processo con la Cgil per avere un risarcimento, non vedranno probabilmente riconosciuta la loro pretesa per il decorrere della prescrizione; una situazione che coinvolge soprattutto i lavoratori che hanno contratto patologie legate all’amianto, per i quali i termini di prescrizione sono di sette anni è mezzo dall’insorgenza della malattia.