- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

di Anna Rita Santabarbara

Caserta – In occasione del 24esimo anniversario della morte di Don Peppe Diana, il prossimo 19 marzo alle ore 9 la Casa Don Diana, bene confiscato alla camorra nella cittadina di Casal di Principe,  ospiterà gli Stati generali delle Terre di Don Diana. Si tratta di un progetto voluto dal “Comitato Don Peppe Diana” e dal coordinamento  provinciale di “Libera” di Caserta, all’interno del quale si discuterà dei problemi legati alla  criminalità organizzata e dei possibili piani d’intervento per contrastare tale fenomeno. 

L’attenzione, in particolare, sarà rivolta alle modalità in cui le mafie hanno cambiato il proprio  volto negli ultimi anni, divenendo più pericolose rispetto al passato. Leggere e analizzare la  società che ci circonda diventa, quindi, un’operazione necessaria ed indispensabile per  comprendere quali possano essere le strategie d’azione più efficaci per contrastare i  fenomeni camorristici che interessano il territorio campano, con picchi estremamente  preoccupanti registrati nell’agro aversano, sul litorale domizio e nell’area metropolitana di  Napoli Nord. “Nonostante i buoni risultati ottenuti dalla Magistratura e dalle Forze dell’Ordine”, si legge nel  secondo documento redatto dal “Comitato Don Peppe Diana” all’interno del progetto Sati  generali delle Terre di Don Diana, “restano gravi fenomeni di criminalità organizzata e  spicciola che accelerano i processi di disgregazione della società contemporanea. Si assiste ad  una occupazione violenta del territorio e delle stesse coscienze che rischia di colpire le nostre  radici culturali più profonde, oltre che le leggi basilari della convivenza civile”.

L’incontro del prossimo 19 marzo si articolerà in due sessioni. Nella prima, intitolata  “Ripartire con regole chiare ed un’economia sana”, si discuterà di problematiche concrete che favoriscono la diffusione dei fenomeni criminali, quali corruzione, sfiducia dei cittadini verso  le istituzioni, scarso sviluppo economico e sociale, macchinosità della pubblica  amministrazione, ma anche delle possibilità di riutilizzare in maniera produttiva i beni  confiscati alla criminalità organizzata.  Nella seconda sessione, dal titolo “Comunità educative, giuste e sane”, verrà posto l’accento,  invece, su educazione, giustizia, ambiente e salute.  “Bisogna partire dalle scuole, dall’educare, dalle associazioni, dai luoghi d’incontro per  affermare i valori di legalità, onestà e giustizia partendo anche delle eccellenze e dalle buone  pratiche esistenti. Questo significa imparare a lavorare sulle “sorgenti” piuttosto che  esclusivamente sulle “manifestazioni” dei problemi che, nella pratica, si traduce nel  concentrarsi molto sulle persone”.

E infine, in merito alle problematiche giovanili e a nuovi fenomeni di dipendenza e alienazione sociale, quali le ludopatie, lo stesso documento stilato dai partecipanti al progetto, propone la  costruzione di “spazi alternativi capaci di aggregare i giovani, ascoltare e dar loro voce, in cui  si sperimentano forme di accoglienza solidale e in questo i beni confiscati si ripropongono  come simboli e risorse per eccellenza di comunità libere e liberate e nello stesso tempo come  luoghi concreti dove sperimentare forme di economia sociale, di presa in carico innovative”