di Anna Rita Santabarbara
Caserta – In occasione del 24esimo anniversario della morte di Don Peppe Diana, il prossimo 19 marzo alle ore 9 la Casa Don Diana, bene confiscato alla camorra nella cittadina di Casal di Principe, ospiterà gli Stati generali delle Terre di Don Diana. Si tratta di un progetto voluto dal “Comitato Don Peppe Diana” e dal coordinamento provinciale di “Libera” di Caserta, all’interno del quale si discuterà dei problemi legati alla criminalità organizzata e dei possibili piani d’intervento per contrastare tale fenomeno.
L’attenzione, in particolare, sarà rivolta alle modalità in cui le mafie hanno cambiato il proprio volto negli ultimi anni, divenendo più pericolose rispetto al passato. Leggere e analizzare la società che ci circonda diventa, quindi, un’operazione necessaria ed indispensabile per comprendere quali possano essere le strategie d’azione più efficaci per contrastare i fenomeni camorristici che interessano il territorio campano, con picchi estremamente preoccupanti registrati nell’agro aversano, sul litorale domizio e nell’area metropolitana di Napoli Nord. “Nonostante i buoni risultati ottenuti dalla Magistratura e dalle Forze dell’Ordine”, si legge nel secondo documento redatto dal “Comitato Don Peppe Diana” all’interno del progetto Sati generali delle Terre di Don Diana, “restano gravi fenomeni di criminalità organizzata e spicciola che accelerano i processi di disgregazione della società contemporanea. Si assiste ad una occupazione violenta del territorio e delle stesse coscienze che rischia di colpire le nostre radici culturali più profonde, oltre che le leggi basilari della convivenza civile”.
L’incontro del prossimo 19 marzo si articolerà in due sessioni. Nella prima, intitolata “Ripartire con regole chiare ed un’economia sana”, si discuterà di problematiche concrete che favoriscono la diffusione dei fenomeni criminali, quali corruzione, sfiducia dei cittadini verso le istituzioni, scarso sviluppo economico e sociale, macchinosità della pubblica amministrazione, ma anche delle possibilità di riutilizzare in maniera produttiva i beni confiscati alla criminalità organizzata. Nella seconda sessione, dal titolo “Comunità educative, giuste e sane”, verrà posto l’accento, invece, su educazione, giustizia, ambiente e salute. “Bisogna partire dalle scuole, dall’educare, dalle associazioni, dai luoghi d’incontro per affermare i valori di legalità, onestà e giustizia partendo anche delle eccellenze e dalle buone pratiche esistenti. Questo significa imparare a lavorare sulle “sorgenti” piuttosto che esclusivamente sulle “manifestazioni” dei problemi che, nella pratica, si traduce nel concentrarsi molto sulle persone”.
E infine, in merito alle problematiche giovanili e a nuovi fenomeni di dipendenza e alienazione sociale, quali le ludopatie, lo stesso documento stilato dai partecipanti al progetto, propone la costruzione di “spazi alternativi capaci di aggregare i giovani, ascoltare e dar loro voce, in cui si sperimentano forme di accoglienza solidale e in questo i beni confiscati si ripropongono come simboli e risorse per eccellenza di comunità libere e liberate e nello stesso tempo come luoghi concreti dove sperimentare forme di economia sociale, di presa in carico innovative”