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Migliaia di ricette e certificati medici falsificati per ottenere rimborsi dall’Asl di Caserta, tra i quali anche attestati per l’attività sportiva dei bambini, che così venivano esposti a rischi, anche gravi, per la propria salute.
E’ l’accusa contestata nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) che i carabinieri del Nas hanno notificato a 17 persone, cinque delle quali finite in carcere e nove ai domiciliari; per altri tre indagati – tutti medici di base – è stata disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e l’interdizione dalla professione.
I reati contestati a vario titolo agli indagati sono l’associazione a delinquere finalizzata alla truffa al Servizio Sanitario Nazionale, il falso in atto pubblico, la ricettazione.
Ai bimbi, è emerso dalle indagini del Nas che hanno ispezionato varie scuole calcio del Casertano, veniva consentita l’attività sportiva senza neppure un controllo cardiaco attraverso un semplice elettrocardiogramma, il tutto per poter ottenere rimborsi senza effettuate alcun esame. Un’indagine, quella della Procura di Santa Maria Capua Vetere – Procuratore Maria Antonietta Troncone e sostituto Giuseppe Orso – imperniata sull’attività di due imprenditori casertani – entrambi finiti in carcere – operanti da anni nel settore sanitario con centri convenzionati, già coinvolti in importanti inchieste giudiziarie: si tratta di Pasquale Corvino, titolare di vari laboratori di analisi nel Casertano, ex vice-sindaco di Caserta nonché ex presidente della Casertana Calcio, e di Pasquale Piccirillo, titolare di un grosso centro odontoiatrico con sede a Recale (Caserta) nonché editore dell’emittente campana Tv Luna; appena qualche giorno fa, il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha disposto la confisca dei beni di Piccirillo per passate indagini di carattere fiscale e truffe sui fondi per l’editoria.
Corvino, invece, era stato già arrestato due anni fa nell’ambito di un’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli per voto di scambio politico-mafioso, in relazione alle elezioni Regionali del 2015. Questa volta, la Procura di Santa Maria Capua Vetere, oltre alla truffa all’Asl, gli ha contestato il voto di scambio semplice; Corvino, secondo gli inquirenti, avrebbe dato soldi e regali di piccolo valore a numerose persone affinchè votassero per lui alle Regionali 2015 e per la sorella Maddalena alle comunali di Caserta del 2016; Maddalena Corvino, solo indagata in questa inchiesta, fu in effetti eletta con parecchie centinaia di voti alle amministrative, e divenne vice-sindaco di Caserta e poi assessore alla pubblica istruzione, carica quest’ultima che ha ricoperto fino al dicembre 2019. Il cuore dell’accusa riguarda però le migliaia di ricette rubate anche all’Asl Napoli 2 e intestate a pazienti ignari, che venivano compilate da medici di base infedeli e rimborsate dall’Asl di Caserta alle aziende di Corvino e Piccirillo tramite la complicità di due funzionari amministrativi, il 59enne Maurizio Martucci e il 63enne Leone Albalonga, entrambi finiti in carcere; quest’ultimi, ha detto il sostituto procuratore di Santa Maria Capua Vetere Giuseppe Orso durante un incontro con i giornalisti, “erano a libro paga dei due imprenditori”, e  si preoccupavano di accelerare le pratiche di rimborso, omettendo di addebitare ai centri convenzionati di Corvino e Piccirillo somme che dovevano essere stornate in seguito ad accertamenti compiuti da altri funzionari dell’Asl. Lo stesso Piccirillo, è emerso, aveva un debito di quasi due milioni di euro con l’Asl (1.820.406 euro), ma si era accordato con i due funzionari per eliminare dal debito una quota di 147mila euro. “Una condotta illecita sistematica quella dei due funzionari Asl” ha sottolineato il colonnello del Nas Vincenzo Maresca; è probabile che le truffe siano state poste in essere anche con altri imprenditori sanitari. Importante anche il ruolo dei collaboratori di Corvino nel falsificare la documentazione da inviare all’Asl e i certificati per l’attività sportiva dei bambini: il suo braccio destro Pietro Schiavone è finito in carcere, mentre la moglie di Schiavone, Rosaria Capparelli, è stata condotta ai domiciliari insieme a tre dipendenti di Corvino, ovvero Raffaela De Sivo, Laura Iuliano e Domenico Marrone, e al collaboratore Costantino Cantelli. Domiciliari anche per i quattro presunti procacciatori di ricette (Franco Mottola, Vincenzo Petriccione, Francesco Russo e Anna Sciortino). Tre i medici di base coinvolti: si tratta di Domenico Barbato, Francesco Riccio e Emilio Pardi Merola. Un quarto, residente a Castel Volturno, è deceduto durante le indagini, ma è proprio dalla analisi delle sue ricette false che è partita l’indagine del Nas dei Carabinieri; questi furono avvisati dall’allora direttore generale dell’Asl di Caserta della spesa farmaceutica abnorme generata dalle ricette del medico, che era di 808 euro a paziente mentre la media aziendale era di 167 euro.