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Aveva creato diversi profili su Instagram molto simili a quello vero della sua conduttrice televisiva preferita, Barbara D’Urso e per la conduttrice partenopea, onnipresente volto televisivo di Mediaset, era diventato ormai un mezzo incubo. 

Uno stalker informatico capace di “postare” a qualunque ora foto polemiche o con apprezzamenti, ora sarcastici ora quasi patetici, spesso velenosi ma sempre – così si è lamentata lei in un paio di querele – ansiogeni. Alla fine, nonostante sia stato a lungo protetto dalla particolarità del mezzo utilizzato e dai silenzi che caratterizzano spesso le risposte alle procure fornite dai siti, il molestatore social (poi reo confesso), è stato individuato.

A prendere di mira D’Urso era dunque un 45enne residente nel Casertano, che una volta individuato dalla Polizia postale ha finito per ammettere: “Ma le mie erano solo opinioni scherzose, non ho diffamato nessuno”. In Procura la pensano però diversamente, se S.C. ora è indagato per stalking, perché “con condotte reiterate, ed in special modo mediante la creazione di profili social a lei apparentemente riferibili, molestava e minacciava Maria Carmela D’Urso, in modo da cagionare nella medesima un perdurante e grave stato di ansia e di paura”. 

Un comportamento che, stando alla denuncia della conduttrice, sarebbe iniziato già dal febbraio dell’anno scorso e che perciò si sarebbe trascinato per circa un anno prima che l’autore delle molestie virtuali venisse individuato. Naturalmente, infatti, l’inventore dei profili “taroccati” aveva preso tutte le precauzioni affinché chi gli stava dando la caccia (la polizia postale) potesse imbattersi nel maggior numero di ostacoli possibile sulla strada della sua individuazione. E in effetti gli era andata bene per mesi, nel labirinto di server e indirizzi ip che è il web, fino a quando però ha commesso lui stesso un piccolo errore – chissà se davvero inconsapevole – facendosi, in parole povere, riconoscere. Tutta colpa di una foto “postata” sul profilo, dalla quale era possibile -ad uno sguardo tecnico e consapevole – ricavare in pratica l’identità digitale del molestatore. A quel punto, su disposizione della Procura, era scattata la perquisizione in casa del presunto stalker. Il quale, dopo avre provato in un primo momento a negare quasi di esistere, poi ha però capito che gli elementi contro di lui erano piuttosto solidi e dunnque ha finito per ammettere di essere il creatore dei falsi profili analoghi a quelli della presentatrice.