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Otto anni di carcere per associazione camorristica per l’ex sindaco di Orta di Atella (Caserta), Angelo Brancaccio, accusato di aver avuto legami con il clan dei Casalesi e con i Mallardo di Giugliano, da cui avrebbe poi ottenuto appoggio alle elezioni amministrative, favorendo a sua volta le cosche nell’aggiudicazione di appalti e lavori edili.

Lo ha deciso il Gup del Tribunale di Napoli, che accolto la richiesta di condanna del pm della Dda partenopea Luigi Landolfi, che aveva però chiesto una pena di 12 anni. Per tale indagini Brancaccio finì in carcere il 13 giugno scorso. Vero dominus per un ventennio della cittadina del Casertano al confine con la provincia di Napoli, con i suoi quattro incarichi di sindaco per complessivi 18 anni di amministrazione, Brancaccio sarebbe stato per la Dda il principale artefice, in accordo con la camorra, della colata di cemento che negli anni ha “inondato” l’80% del territorio di Orta, trasformandola in una città dormitorio senza servizi primari, come fogne e strade, e in cui gli appartamenti venivano venduti a prezzi stracciati attirando famigliole soprattutto da Napoli e provincia. Qualche anno fa già la Procura ordinaria, quella di Santa Maria Capua Vetere, aveva accertato come interi quartieri di Orta fossero abusivi, ma senza ovviamente verificare eventuali infiltrazioni camorristiche. La condanna di Brancaccio in relazione all’indagine della DDa fissa invece un punto importante nella storia di Orta di Atella, ovvero che parte della città è stata edificata abusivamente in accordo in particolare con il boss Peppe Russo, detto “o’ padrino”, legato alla famiglia Schiavone di Casal di Principe, e con Feliciano e Giuseppe Mallardo, capi dell’omonimo clan giuglianese. Nell’ordinanza che lo scorso giugno portò in carcere Brancaccio – terzo arresto in dieci anni – il Gip dava conto di come la popolazione di Orta di Atella, proprio grazie all’urbanizzazione selvaggia, fosse raddoppiata dal 2002 ad oggi, passando da 13mila a 28mila residenti. Il magistrato parlò di “cementificazione illegale e priva di alcun controllo”, durata oltre un decennio, che ha “arrecato gravissimi danni al territorio, alla convivenza civile e al concetto stesso di legalità”. Brancaccio fu arrestato sempre per legami con i clan anche nel 2015, mentre rivestiva la carica di primo cittadino di Orta. L’accusa fu di corruzione con l’aggravante mafiosa in relazione all’attività della società Gmc, che per la DDA sarebbe stata creata da Brancaccio a metà degli anni 2000 con l’appoggio del clan dei Casalesi al fine di aggiudicarsi appalti comunali nel settore soprattutto dei rifiuti. Ancora prima, nel 2007, Brancaccio, in quel momento consigliere regionale dei Ds, fu arrestato sempre per corruzione e anche condannato a 4 anni e mezzo. Del politico hanno parlato numerosi collaboratori di giustizia; tutti hanno confermato i suoi stretti legami con il clan, tanto da farlo apparire come un vero e proprio affiliato, più che un politico a disposizione delle cosche. Circostanza confermata dalla condanna a otto anni di carcere.