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Caserta – Con l’arresto di tre esponenti di primo piano detenuti da anni, la Dda di Napoli e i carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta risolvono un altro dei cold case della camorra casalese, l’omicidio di Antonio Mottola, avvenuto a Casal di Principe il 5 luglio del 1995, uno degli ultimi colpi di coda della sanguinosa faida tutta interna al clan casertano al termine della quale uscirono vincitrici le famiglie Schiavone e Bidognetti, ai danni della famiglia di Antonio Bardellino, il fondatore del clan. I carabinieri hanno notificato le ordinanze di carcerazione emesse dal Gip di Napoli a Walter Schiavone, fratello del capoclan Francesco “Sandokan” Schiavone, noto per la sua villa in stile “Scarface”, a Giuseppe Russo detto “o’ padrino” e a Bruno Salzillo. Gli indagati sono tutti detenuti; per loro l’accusa è a vario titolo di concorso in omicidio, detenzione e porto illegale di arma da fuoco aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose. Determinanti per risolvere il caso, dopo tanti anni, le dichiarazioni di due esponenti del clan che fecero parte del commando che giustiziò Mottola, ovvero Nicola Panaro detto “o principino” e Giuseppe Misso “caricallieg”. Al loro racconto i carabinieri hanno trovato i necessari riscontri; Mottola, è emerso, fu ucciso su ordine di Walter Schiavone non solo perché era vicino alla famiglia di Antonio Bardellino e agli altri gruppi satellite di quest’ultimo dei De Falco-Quadrano-Venosa, che nell’idea di Schiavone e Bidognetti andavano completamente sterminati; a metà degli anni ’90, gli esponenti superstiti della famiglia Bardellino, furono poi spediti in “esilio forzato” a Formia (Latina), dove ancora oggi vivono, i De Falco-Quadrano quasi del tutto annientati, mentre i Venosa passarono con i vincitori. Le indagini hanno però accertato che i killer agirono anche per paura che Mottola, magari per evitare di essere ucciso, potesse decidere di collaborare con la giustizia; il suo omicidio fu dunque un monito per tutti gli affiliati, anche perché arrivò dopo un pentimento eccellente, quello di Giuseppe Quadrano, killer di don Peppe Diana, il sacerdote ucciso nella parrocchia di San Nicola di Bari a Casal di Principe perché incitava il popolo a ribellarsi contro la camorra. Esecutori materiali del delitto furono Giuseppe Russo, Giuseppe Misso e Nicola Panaro; vi presero parte in un ruolo di supporto anche Oreste Caterino (deceduto) e Bruno Salzillo, che segnalò la presenza di Mottola nel luogo in cui fu poi ucciso.