- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

Il tentativo di omicidio di un’educatrice del carcere di Carinola, in provincia di Caserta, ad opera di un detenuto napoletano, scoperto e sventato in tempo grazie all’impegno della polizia penitenziaria, se ci fosse ancora bisogno, dimostra che la criminalità nel carcere fa tutto quello che fa fuori senza alcuna limitazione di reati. Anzi, con la differenza che “dentro” si dedica ad organizzare omicidi, spaccio di droga, aggressioni al personale, racket di estorsioni, minacce telefoniche, con vitto e alloggio a carico dello Stato”.

Così Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP., che aggiunge: “è purtroppo da tempo che tutto questo, con decine di kg di droga sequestrati, 800 aggressioni ad agenti, 2mila telefonini rinvenuti l’anno, insieme alla fuga del personale sanitario che ha paura per la propria incolumità, non interessa a nessuno. Sui giornali fa cronaca solo l’inchiesta contro agenti accusati del reato di tortura che, nell’80% dei casi, si risolve con il proscioglimento dei colleghi imputati”.
Per Di Giacomo “l’aggravante è che se i Governi succeduti negli anni hanno tutti grandi responsabilità per aver fatto incancrenire la situazione di mancato controllo degli istituti, il Governo attuale, più degli altri che lo hanno preceduto, dimostra totale disinteresse. Se qualche esponente di Governo o della maggioranza parla di carcere lo fa solo per deviare l’attenzione su falsi problemi e per rinnovare le solite promesse da marinaio. È più semplice scaricare criminali nel carcere al personale penitenziario che rischia la vita ogni giorno che dare corso a quelle soluzioni di emergenza e a breve-medio termine che abbiamo più volte indicato. Tra tutte: il ripristino del controllo degli istituti dove a comandare sono sempre loro”.