- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

Caserta – L’ex caserma Sacchi è il luogo individuato dall’Amministrazione comunale per aprire la prima Casa del Sociale di Caserta, uno spazio per le attività del Centro Sociale Ex Canapificio ma anche per Nero e Non solo, Laboratorio Sociale Mille Piani e le tante associazioni che ogni giorno lavorano in maniera silente per garantire servizi alla collettività. Uno spazio per il Piedibus, per lo Sportello per il Sostegno al Reddito, per il Progetto SPRAR e per tanto altro ancora. Od oggi, però, nonostante i proclami politici del sindaco Carlo Marino e soci, non si è mosso nulla. Lo scorso 22 febbraio, la sfilata del Carnevale Sociale di Caserta – organizzata da decine di realtà cittadine, con la partecipazione di 200 persone- si è conclusa presso i cortili dell’ex caserma Sacchi tra musica, teatro, giochi. “Qui – dichiarano gli attivisti dell’ex Canapificio – di fronte all’immensità dei meravigliosi spazi vuoti benché pronti all’uso, abbiamo ricordato la promessa mancata del Comune, perché le parole devono diventare atti, la Casa del Sociale dev’essere della comunità cittadina di Caserta. L’Amministrazione Comunale ha deciso di non prendere parte a questa iniziativa e questa assenza corrisponde all’assenza di atti concreti da parte dell’Ente. Il 12 marzo 2020 sarà passato un anno del sequestro dell’ex Canapificio e siamo ancora costretti a denunciare la mancanza di un atto concreto per affidare la Casa del Sociale alla città“.
IL VIDEO
La sfilata di Fiesta de CARAS 2° CArnevale Ribelle Allegro e Sociale a Caserta si è conclusa presso l’ex Caserma Sacchi, che deve diventare la casa del sociale che manca in questa città. In questo video, Virginia Crovella, attivista di Caserta Città Viva, ricorda la promessa mancata del Comune di Caserta: “Le parole devono diventare atti, la Casa del Sociale dev’essere della comunità cittadina di Caserta ora e subito!“.
Il carnevale sociale 2020 ha portato in strada luoghi importanti per la città, spazi restituiti ai cittadini e gestiti dal basso, come Villa Giaquinto e le ville di via Arno e di Parco Aranci, bene comuni chiusi e sottratti alla collettività cittadina, come l’ex Canapificio, il Macrico e la villetta di Aquaviva, luoghi già aperti alla città come la Biblioteca Comunale e l’ex Caserma Sacchi.