- Pubblicità -
Tempo di lettura: 6 minuti

Una lunga chiacchierata in diretta Facebook per rispondere alle tante domande dei tifosi. Il presidente Giuseppe D’Agostino è abituato a metterci la faccia in prima persona nei momenti difficili. Ed anche questa volta ha voluto farlo. Il patron ha accesso la telecamera nella sede di Corso Trieste per rispondere a tutti i quesiti di chi ama i colori rossoblu. Senza filtro, come ha sempre voluto che fosse: “Ho deciso di parlare per tranquillizzare i tifosi. Stiamo attraversando un momento non semplice, ma ne verremo fuori. Stiamo lavorando bene, ma ci manca qualche risultato che ci sta condizionando psicologicamente. Capisco l’amarezza dei tifosi, io sto peggio di loro. I tifosi hanno il diritto di dire quello che pensano perché sono gli unici che ci rimettono. Per questo comprendo anche certe esternazioni”.

SUL FRONTE TECNICO –  “Se si pensa che per dare uno scossone bisogna mandare via qualcuno, allora dobbiamo andare via tutti. Se sono stati commessi errori, allora riguardano anche me. Ma dico a tutti di avere fiducia. L’allenatore? E’ un grande professionista e un instancabile lavoratore. Ho fiducia in lui e spero che i risultati gli diano ragione.  Trovatemi un tecnico che non è mai stato esonerato. Ci vuole un po’ di fortuna. Quella che a noi è mancata. Perchè lo scorso anno Scazzola andò via dopo poche partite e Fontana resta in sella? Perchè fu Scazzola a dire di non sentirsela più di andare avanti, mentre Fontana ci sta mettendo la faccia e non ha intenzione di mollare. Stiamo portando avanti un progetto chiaro. L’unico rammarico è trovarsi con qualche punto i meno rispetto a quanti meritassimo. E’ molto presto per parlare di annata fallimentare. Chi non opera non sbaglia. Bisogna darsi il giusto tempo.  Non abbiamo la bacchetta magica. Tutti speravamo che le cose andassero bene dal primo giorno, ma era da mettere in preventivo anche qualcosa di diverso. Ci sono calciatori importanti che sono arrivati in ritardo di condizione, non sono mancati infortuni, il campo è in pessime condizioni e penalizza la nostra tecnica.  Sabato eravamo delusi perché avremmo voluto vincere. Ma sentir dire che stavamo decidendo il futuro del mister era sbagliato. Avevamo le idee chiare. E le abbiamo tutt’oggi. Il direttore Martone? Dobbiamo avere la giusta misura quando giudichiamo una persona. Fino a un mese fa parlavamo di un fenomeno. Portare D’Angelo, Castaldo, Floro Flores, Vacca, Zito e gli altri, tenere Pinna e Rainone, non è facile. Se avessimo sei punti in più staremmo parlando di un fenomeno, ma ora non si deve dire che è un brocco. Ogni sua scelta è condivisa da me”.

LE INDISCREZIONI SULLA SAMB  – “Dico sempre la verità. Un amico, di cui non faccio il nome, che mi ha chiamato prospettandomi la possibilità di essere coinvolto in questa avventura. Ho risposto di no perché sono troppo impegnato con la Casertana per pensare ad altro. E non so se riuscirei a fare calcio altrove. Forse solo se dovesse essere serie A. Caserta non la cambierei mai con altre realtà”.

L’AMAREZZA DEI TIFOSI – “Li capisco i tifosi. Hanno passato degli anni bui. Capisco l’amarezza che hanno e il distacco di alcuni. Però loro devono capire che le cose non si fanno da un giorno all’altro. Molte volte le annate hanno mille problematiche. Infortuni, squalifiche, un gol non dato, tanti episodi. Per questo noi proveremo a fare qualcosa di importante, ma se dovessimo arrivare terzi o quarti non sarebbe un fallimento se, però, dovessimo arrivare a tal punto in un certo modo“.

IL SOGNO SERIE B – “Voglio venir fuori quanto prima dalla Lega Pro, perché soltanto in serie B si possono fare certi discorsi e programmare il futuro in un modo più concreto. La mia voglia ed il mio entusiasmo non possono essere scalfiti dalla mancanza di risultati. Il mio obiettivo resta sempre lo stesso. L’unico problema è legato a questioni extra calcistiche. Da questo punto di vista la mancanza di strutture è una grande nota dolente. Non abbiamo una struttura in cui allenarci ed aspettiamo che lo stadio possa essere riportato in condizioni accettabili. Ripeto, 900.000 mila abitanti non possono essere in serie C. Dobbiamo andarcene via di qua. Già iniziare a fare dei campionati di vertice è un buon inizio. Qualcosa è cambiato. Finalmente tutti parlano di noi con grande positività e stima. Rovinare tutto per tre partite negative sarebbe eccessivo”.

FUTURO – “Abbiamo le idee chiare. Basti pensare che quest’estate abbiamo preso Castaldo con un contratto di 3 anni. Questo la dice tutta sul progetto. Non si prende Castaldo per fare il grande colpo una sola stagione. C’è una programmazione per vincere. A chi affermache dopo gli investimenti di quest’anno la Casertana non avrà futuro o, addirittura, non arriverà a fine stagione, dico che il prossimo anno saremo ancora qui. Su questo non ci sono dubbi”.

LE AVVERSARIE – “Non siamo inferiori a nessuno, anche se ora la classifica dice tutt’altro. Sul campo nessuno c’ha messo sotto. Anzi sia col Catania che col Trapani abbiamo giocato meglio e avremmo meritato qualcosa di più. Castellammare sappiamo come è andata, con il Catanzaro abbiamo vinto. A noi mancano tre vittorie, oggi staremmo lì in alto e si direbbe che questa è una squadra troppo forte per questo girone. Non bisogna dimenticare che abbiamo già disputato tutti e quattro gli scontri diretti”.

IL RIMPIANTO ROSSOBLU – “Il più grande rimpianto? La partita play-off di Cosenza. Era alla nostra portata, li potevamo battere, ma siamo andati lì per farci una passeggiata. Non eravamo convinti di essere più forti. Pentito di essermi tuffato in questa avventura? Mai. Perché mi piace e sono tifosi. L’unico rammarico è più legato a quello che era attorno alla Casertana: i debiti, le macerie lasciate intorno e la gente che ci ostacolava. Ma ora guardiamo avanti. Dobbiamo essere orgogliosi di essere la Casertana”.

IL CONFRONTO – “Ai calciatori ho parlato in settimana. E’ stato un confronto molto sereno e civile. Non servono minacce o atteggiamenti aggressivi. Ho detto loro che da questo momento in poi è da mettere in campo lo stesso atteggiamento visto a Castellammare. Può andare anche male, ma devono ammazzarci.