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La mia vita è finita, 30 anni di carcere, non ce la faccio…“. E’ durata 24 minuti la trattativa tra il tenente colonnello dei carabinieri Salvatore Sferlazza (capo del Reparto Operativo di Caserta) e il ricercato Francesco Cirillo, ritenuto affiliato al clan dei Casalesi e condannato – in via definitiva – a 30 anni di reclusione per l’omicidio dell’imprenditore Domenico Noviello, che si era ribellato alla camorra. Cirillo è stato catturato ieri sera ad Acerra, nel napoletano, dopo una fuga durata 67 giorni, e iniziata il 20 novembre dopo la condanna della Cassazione. Ieri sera c’è stata l’irruzione di Carabinieri e Polizia di Stato nell’abitazione in cui si nascondeva Cirillo; questi ha provato la fuga arrampicandosi sulla facciata del palazzo. L’ufficiale dell’Arma, affacciato al balcone dell’abitazione, dopo avere chiesto ai colleghi di allontanarsi, ha cercato in tutti i modi, riuscendoci, a rassicurare Cirillo, che intanto aveva raggiunto il tetto. Gli investigatori non escludono che Cirillo stesse per scappare all’estero: in casa è stata trovata una carta d’identità valida per l’espatrio (adesso gli viene contestato anche questo reato) e ben quattro cellulari. Non si esclude che la destinazione potesse essere la Spagna. Le indagini proseguono, per identificare e valutare eventuali responsabilità in relazione al reato di favoreggiamento. Nell’abitazione dove è stata catturato Cirillo, risiede infatti una famiglia composta da padre (ieri assente al momento del blitz), madre e figlia; al vaglio degli inquirenti c’è poi la posizione di altre persone che avrebbero dato ospitalità a Cirillo negli oltre due mesi di fuga.