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È iscritto all’Ordine dei Medici di Caserta il professionista che con un intervento di gastrectomia laparoscopica ha scritto una nuova pagina nella chirurgia oncologica.

Si tratta del dottore Luigi Marano, 40 anni, originario di Casal di Principe, professore di Chirurgia e prorettore all’Internazionalizzazione presso l’Academy of Applied Medical and Social Sciences di Elbląg in Polonia. Diploma alla Nunziatella di Napoli, Università Vanvitelli, specializzazione in Chirurgia Generale e dottorato di ricerca nello stesso Ateneo. Poi, Perugia e ancora Spoleto. Fino al ruolo che ora ricopre in Polonia presso il dipartimento ospedaliero-universitario di Chirurgia Generale e Oncologica del Saint Wojciech Hospital di Danzica. Dove tra l’altro è l’unico medico italiano.

Il presidente dell’Ordine casertano Carlo Manzi tiene a sottolineare: «Con grande piacere e orgoglio segnaliamo il buon operato dei nostri iscritti in Italia e all’estero. Il dottore Marano lo conosciamo dai banchi dell’Università. Già da giovane si distingueva per l’impegno e l’interesse per la medicina e, soprattutto, per le discipline chirurgiche. Dal secondo anno di università già era tutor d’aula di Anatomia Umana e aveva tanta conoscenza da trasmettere agli studenti del corso di laurea di Caserta. Ovviamente l’augurio che gli rivolgo è di tornare presto in Campania per salvare le vite dei nostri concittadini».

A raccontare questa esperienza in Polonia è proprio il dottore Marano: «Dall’ottobre scorso sono in Polonia. Nel frattempo mi hanno conferito anche l’incarico di supervisor del programma di chirurgia laparoscopica avanzata e robotica dell’ospedale. Praticamente da zero ho costruito una squadra di chirurghi, cui sto facendo training per quanto riguarda gli interventi di chirurgia laparoscopica avanzata e robotica. Sono il primo chirurgo ad aver eseguito in questo ospedale per la prima volta un intervento di gastrectomia laparoscopica. Cosa che non era mai stata fatta prima».

E continua: «Il mio team è composto da chirurghi polacchi e ucraini. Tre nazionalità diverse certo, ma davvero sembrava, in quell’intervento specifico, di parlare la stessa lingua. La chirurgia davvero non ha barriere linguistiche. Bisogna comunque dare merito al direttore generale dell’ospedale e alla rettrice che hanno investito e creduto in me, seppur giovane. Davvero abbiamo portato qui una ventata di tecnologia nuova». E ancora: «Stiamo lavorando con un altro progetto di ricerca, ovvero la realtà aumentata in sala operatoria per una chirurgia tecnologica rivoluzionaria. Comunque, tutti progetti di altissima tecnologia. La verità è che in Polonia davvero sono molto avanti dal punto di vista tecnologico. Solo il blocco operatorio è stato costruito un anno fa ed è ad altamente tecnologico, mai visto neanche in Italia. Qui tutto è connesso. I nostri interventi vengono mostrate agli studenti e agli specializzandi che da un piano superiore possono assistere in contemporanea».

E conclude: «La soddisfazione grande è quella che loro credono in me soprattutto in quanto chirurgo italiano. La chirurgia italiana è diversa da quella polacca e loro sono molto affascinati da questo. Poi mi piace dire che dall’intervento qualcosa è cambiato. Anche i chirurghi più anziani mi hanno dato completamente fiducia. C’è rispetto, c’è stima. Una fiducia conquistata davvero lavorando sul campo. Sono tanto contento, e mi vanto di portare in alto il nome della mia nazione». Cosa le manca dell’Italia? «A parte gli affetti, mia moglie e i miei figli vivono a Perugia, va detto che il rapporto umano con il paziente qui, a causa anche della lingua, non è possibile così come in Italia».