- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

Sono stati quasi tutti condannati all’ergastolo o a pene molto alte i componenti del gruppo di fuoco dei Casalesi che il 16 maggio 2008 massacrò a colpi di pistola, in una piazzetta di Castel Volturno, l’imprenditore Domenico Noviello. Tutti, compreso il capo Giuseppe Setola (ergastolo, ndr) e il suo fedelissimo Alessandro Cirillo, ma con l’unica eccezione, non di poco conto, dell’imputato Francesco Cirillo (cugino di Alessandro, ndr), condannato all’ergastolo in primo grado, poi assolto in Appello, con la Cassazione che qualche mese fa ha ribaltato tutto annullando la decisione di secondo grado e rinviando ad un’altra sezione della Corte d‘Appello di Napoli.

Il nuovo processo non è stato ancora fissato. “Francesco Cirillo fu la ‘causa’ del delitto Noviello” dice senza giri di parole Nicola Russo, legale di Mimma Noviello, figlia dell’imprenditore, che al processo d’appello, alla lettura della sentenza, si lasciò scappare frasi cariche di rabbia e indignazione. “Non è possibile – disse – che sia stato assolto Francesco Cirillo. Sono profondamente delusa, ho paura. Oggi ho la sensazione che mio padre sia morto invano”. Cirillo fu denunciato per estorsione da Noviello all’inizio degli anni 2000 insieme a quattro esponenti del clan dei Casalesi, tra cui il cugino di Alessandro, ma fu l’unico ad essere condannato a quattro anni di carcere; gli altri, compreso lo stretto parente, furono assolti. Lo stesso Setola, nel corso del processo di primo grado per il delitto dell’imprenditore, affermò di aver deciso “di far uccidere Noviello perché aveva fatto andare in carcere Francesco Cirillo”. Il gruppo di fuoco che agì contro Noviello era formato da dieci elementi.