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Napoli – Un dato preoccupante che, però, allo stesso tempo fa capire che il fenomeno in questione è dura realtà. La commistione tra politica e malavita è un dato di fatto, in Campania quasi la consuetudine. Lo studio di “OpenPolis” ha certificato l’oggettiva intromissione dei clan camorristici nella politica. Dall’analisi dell’osservatorio civico della politica italiana che si occupa di accesso ai dati pubblici, Promuove progetti e piattaforme web volte alla partecipazione democratica dei cittadini e al confronto con i politici e i decisori pubblici, emerge che dal 1991 ad oggi ben 24 comuni nella regione campana sono stati sciolti per mafia più di una volta. Il record è nel casertano con ben quattro casi: Casal di Principe, San Cipriano, Casapesenna e Grazzanise. In tutti questi comuni è stato appurato che c’è stata una vera e propria scelta dei clan dei candidati sindaci nelle elezioni amministrative. Un caso su tutti è Casapesenna che ha subito ben tre commissariamenti, nel 1991, nel 1996 e nel 2012. Due, invece, quelli per Casal di Principe e Grazzanise. La lista si allunga se si prendono in considerazione i comuni che hanno subito questo provvedimento almeno una volta. Nella provincia di Napoli è toccato a Marano, Casavatore, Crispano e Calvizzano, in quella di Salerno è toccato a Scafati e infine, ancora nella provincia di Caserta, a San Felice a Cancello. Un primato poco edificante per una Regione da sempre alle prese con la criminalità che ha deciso di allungare le mani anche sulla gestione della “cosa pubblica”.