- Pubblicità -
Tempo di lettura: 4 minuti

Mondragone (Ce) – Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa dell’associazione Mondragone Bene Comune.

Avevamo informato che molte ANCI regionali avevano messo a disposizione dei comuni piattaforme gratuite affinché l’attività istituzionale potesse svolgersi in questo periodo in videoconferenza. Ma avevamo anche fatto presente che stranamente tra queste sezioni regionali dell’Associazione dei Comuni Italiani non c’era l’ANCI Campania. L’Amministrazione Pacifico, intanto, pasticciona come sempre, dopo l’inqualificabile decreto del sindaco- che oltre ad essere ricco di strafalcioni era palesemente illegittimo poiché regolamentava la videoconferenza anche per il Consiglio comunale, di esclusiva competenza del suo presidente- ha provveduto a scegliersi a pagamento la piattaforma da usare. L’ANCI Campania ora fa sapere- bontà sua- che ha individuato alcune piattaforme interessanti per la “reputazione e la qualità” ed è riuscita, “con impegno e fermezza” (così scrivono sul loro sito), ad ottenere una “scontistica” di particolare favore per i comuni associati. In Campania di avere gratuitamente il servizio manco a pensarci! ANCI Campania informa di aver stipulato un accordo di collaborazione con due piattaforme: quella del Consorzio CLARA e quella di New Tecno Italy srl, entrambe finalizzate all’innovazione digitale nei comuni della Campania. Forse non riusciremo mai a vedere i Consiglieri comunali di Mondragone lavorare in videoconferenza, utilizzando queste, altre piattaforme o quella che gli uffici hanno scelto e stanno pagando. Per ora prendiamo mestamente atto della lunga parentesi (vacanza?) che il presidente del Consiglio (non vi ricordate più il suo nome? E’ l’avvocato Petrella, figlio dell’avvocato Petrella) ha deciso di prendersi. Nessuno più si ricorda quando ci sia stata l’ultima riunione del Consiglio comunale e nonostante i nostri ripetuti richiami a riunirsi e a lavorare e, soprattutto, le tante emergenze che dovrebbe affrontare, continua a “latitare”. L’AMBC resta convinta che l’Assemblea dovrebbe riunirsi quanto prima “in presenza”, scegliendo per esempio il Palazzetto dello Sport e lasciando il ricorso alla piattaforma per le riunioni delle Commissioni consiliari (e della Giunta). Bisogna comunque ricordarsi di annullare quel decreto del sindaco perché illegittimo! Ma, a questo punto, la cosa più importante è vedere finalmente i Consiglieri comunali ritornare a riunirsi- in videoconferenza o “in presenza”, poco importa- nell’interesse della città, così come sta avvenendo in tutti i Comuni d’Italia. “La democrazia è un regime esigente”. Richiede che tutti facciano la propria parte. E la parte che spetta al Consiglio comunale è fondamentale per la democrazia locale. Un Consiglio comunale che non esercita l’attività ispettiva attraverso le interrogazioni, le interpellanze e le commissioni d’inchiesta contribuisce a privare o a limitare il diritto dei cittadini alla conoscenza, alla trasparenza, a sapere cosa viene deciso, attraverso quali modalità passano le decisioni e perché si arriva a quella decisione. Un Consiglio comunale che non verifica puntualmente l’operato del sindaco, della giunta e della burocrazia, fa venir meno il fondamentale esercizio di bilanciamento tra gli organi, a tutto vantaggio dell’esecutivo e della macchina amministrativa, che vengono a trovarsi quasi senza alcun controllo, con il rischio di scivolare facilmente nell’abuso. Un Consiglio comunale che non propone (mozioni) non dà voce alle istanze della città e si scollega progressivamente dai suoi bisogni (non quelli di parte, elettoralistici e clientelari, ma quelli dell’intera comunità che rappresenta). L’esperienza di questo Consiglio comunale forgiato dalla sciagurata (per la città) coppia politica Zannini- Pacifico (che è riuscita nell’obbrobrio di dare deleghe esecutive illegittime ai Consiglieri di maggioranza, inventandosi dei “quasi assessori”) è la peggiore di sempre. Un Consiglio comunale così anestetizzato non si trova da nessuna parte d’Italia e non si rinviene in nessun “periodo storico”! Anche nei Consigli comunali precedenti al commissariamento del Comune per infiltrazioni camorristiche (quelli degli anni ’80, per intenderci) vi era maggiore personalità politica, più esperienza, più partecipazione e coinvolgimento e maggiore dialettica. Erano Consiglieri comunali – in media- forse meno istruiti (ma sicuramente -in media- non meno colti), eppure avevano più senso delle istituzioni, avevano fatto la necessaria gavetta politica e, quindi, ben conoscevano procedimenti e procedure e, soprattutto, il decoro e i valori che accompagnano quell’importante ruolo pubblico. Erano Consigli comunali in cui c’erano anche Consiglieri che avevano qualche ideale in più e qualche lacuna amministrativa in meno. Erano Consigli comunali nei quali la maggioranza amministrava e la minoranza faceva opposizione. Erano Consigli comunale dove c’erano le parti, i partiti (anche con le “famose” correnti al proprio interno e le “degenerazioni” del caso), ma non c’erano i “padroni”. Come abbiamo fatto a ridurci così?”.