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È rientrata al momento la protesta di un centinaio di detenuti al carcere di Santa Maria Capua Vetere (Ce), esplosa nel primo pomeriggio e legata alla decisione, che riguarda tutte le carceri italiane, di sospendere i colloqui con i familiari per l’emergenza Coronavirus. L’opera di mediazione portata avanti dai vertici della struttura carceraria e del Dap ha convinto i detenuti a rientrare nelle celle.

La protesta ha coinvolto i reparti Nilo e Tevere, dove decine di reclusi si sono rifiutati di rientrare nelle celle per protesta contro le misure di contenimento da Covid-19; una quarantina di loro è salita a cavalcioni su un muro che divide due reparti dello stesso carcere mentre gli altri rumoreggiavano; una decina è salita sui tetti. All’esterno intanto sono arrivate le forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Dopo quasi tre ore, i detenuti sono rientrati quando è stato concesso loro un’apertura sui colloqui telefonici con i familiari, che saranno aumentati, ovviamente per i detenuti comuni.

Il segretario generale del Sappe Donato Capece parla “di politiche carcerarie fallimentari” e chiede le “dimissioni del Ministro della giustizia e del suo Capo Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria”. Pratiche come “la vigilanza dinamica e le celle aperte – spiega Capece – non permettono ai poliziotti penitenziari di poter controllare efficacemente i detenuti”.