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Un boom di richieste di pizza a Caserta nei primi due giorni di riapertura con consegna a domicilio. Nello Rossi, che gestisce l’omonima pizzeria, nata come locale da asporto, ubicata nella centrale Corso Giannone, dice che da stasera sarà costretto a fare “il numero chiuso di pizze”, ovvero “al massimo 260 pizze in modo da fornire il miglior servizio possibile ai clienti, che ne avevano tanta voglia dopo due mesi di astinenza”.
 
Il primo giorno sono arrivati quasi 80 ordini, e “abbiamo sfornato 370 pizze – racconta Nello – ieri invece abbiamo avuto quasi 50 ordini e ne abbiamo fatte 250. Abbiamo assunto anche quattro driver per tre mesi che consegnano in scooter e auto”. Da lunedì 4 maggio sarà possibile anche l’asporto. “Faremo entrare una persona per volta, per i termoscanner aspettiamo le disposizioni”.
 
Per Nello come per tutti i pizzaioli il modo di lavorare, complici i dispositivi di protezione, è cambiato; “prima dell’emergenza realizzavamo 80-90 pizze in un’ora, adesso con i guanti e le tute andiamo più lentamente, e riusciamo a farne 60. La voglia di ripartire era comunque tanta”.
 
Se le pizzerie tornano a sorridere, stanno meno bene i ristoranti; nel Casertano quasi tutti hanno deciso di restare chiusi e di non aderire al delivery, e così faranno anche a fronte della possibilità di praticare l’asporto dal 4 maggio. Non hanno riaperto i piccoli locali, né quello medio-grandi e noti come Leucio, storico locale di Caserta, situazione nella frazione collinare del capoluogo. “Non ce la siamo sentiti di affidarci solo al delivery e all’asporto – dice Ivan Fiorillo, uno dei titolari – sebbene quest’ultimo fosse un servizio che già offrivamo ai clienti. Quando potremo riaprire al pubblico, allora potremo pensare di fare anche il delivery e riattivare l’asporto. Faremo ovviamene il distanziamento, passando da 100 a 50 tavoli; ma chiediamo chiarezza. Per superare questa crisi economica servono misure economiche fondo perduto, uno sconto sulle bollette”.