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Un agente della Polizia Penitenziaria in servizio al carcere di Carinola (Caserta), il 56enne assistente capo Angelo De Pari, è morto causa Covid. È il terzo poliziotto a perdere la vita dopo essersi ammalato di Coronavirus nel penitenziario casertano, dove è in corso da qualche settimana un focolaio che ha colpito in totale 27 poliziotti e una decina di detenuti.

La prima vittima è stata, l’otto febbraio scorso, il 52enne Antonio Maiello, quindi due giorni fa è deceduto il 50enne Giuseppe Matano; la moglie di quest’ultimo ha manifestato tutta la rabbia in un post su facebook. “Mio marito – scrive – da quando è iniziata la pandemia non ha mai fatto tamponi nell’istituto penitenziario presso cui lavora. Non ha mai ricevuto adeguate protezioni dal contagio sul posto di lavoro. Non è stato mai tutelato. Lo Stato lo ha fatto morire…“. “Il Garante Nazionale dei diritti delle persone detenute – denuncia la donna – il 7 aprile ha pubblicato un bollettino. Anche qui solo parole per i detenuti. Leggo altri articoli, si parla solo di detenuti. E del personale della Polizia Penitenziaria chi ne parla? Chi mi spiega come mai nel carcere di Carinola, dove mio marito lavorava, il 6 febbraio 2021 sono risultati positivi contemporaneamente 17 tra agenti e ispettori di Polizia Penitenziaria (di cui uno deceduto 2 giorni dopo, seguito da mio marito), un infermiere ed un operatore sanitario, mentre le centinaia di detenuti sono risultati (a seguito di tamponi effettuati a tappeto) tutti negativi? Come mai l’Amministrazione Penitenziaria si è precipitata a sottoporre a tampone molecolare l’intera popolazione di detenuti del carcere dopo la scoperta di questo cluster tra agenti?“. “Non avrò pace finchè lo Stato non risponderà alle mie domande e, se come immagino, le risposte non saranno soddisfacenti, non mi fermerò e chiederò giustizia per l’omicidio (perché questo sarebbe) di mio marito” conclude la donna.