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Caserta – Avrebbe fornito documenti di identità al boss dei Casalesi Michele Zagaria favorendone gli spostamenti anche all’estero durante la latitanza, controllando inoltre lo stato di salute del capoclan attraverso analisi del sangue. E’ una delle gravi accuse contestate al 61enne Nicola Russo, titolare di un laboratorio di analisi cliniche a Trentola Ducenta (Caserta), arrestato dai poliziotti della Squadra Mobile di Caserta su ordine del Gip del Tribunale di Napoli. Russo risponde di associazione a delinquere di stampo camorristico; l’indagine a suo carico è stata coordinata dal sostituto Maurizio Giordano della Dda di Napoli. Per gli inquirenti Russo sarebbe stato un punto di riferimento costante per Zagaria, che è stato latitante dal 1995 al 2011; sedici anni trascorsi in parte nella sua Casapesenna, ma con riferimenti solidi anche nel vicino comune di Trentola Ducenta, dove risiedeva Russo, e dove Zagaria curava importanti business, come quello del centro commerciale Jambo, ancora oggi gestito da un amministratore nominato dall’autorità giudiziaria napoletana perché ritenuto di proprietà del clan, in particolare di Michele Zagaria attraverso il suo socio imprenditore Alessandro Falco. L’inchiesta sul Jambo, oltre un anno e mezzo fa, travolse l’amministrazione comunale di Trentola con l’arresto dell’allora sindaco Mario Griffo. Dal canto suo Russo, già indagato per la vicenda del centro commerciale, avrebbe fornito documenti di identità a Zagaria, come passaporti e patenti, consentendo a quest’ultimo di viaggiare tranquillamente anche fuori Italia; in particolare gli avrebbe dato i documenti suoi e di altre persone su cui Zagaria ha poi inserito la propria foto. In più Russo avrebbe effettuato più volte analisi del sangue di Zagaria usando il proprio laboratorio. Dei legami stretti tra Russo e Zagaria ha parlato in passato anche un ex fedelissimo del boss, l’attuale collaboratore di giustizia Massimiliano Di Caterino, che raccontò di aver visto in numerose occasioni Russo in compagnia di Alessandro Falco. “Stavano sempre insieme” disse il pentito, che poi ricordò di aver acocmpagnato Carmine Zagaria (fratello del boss) a consegnare i documenti di Russo ad una persona che poi li modificava inserendo le foto del boss.