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Caserta – Pene più pesanti rispetto al primi grado per la figlia del boss Francesco Bidognetti, detto Cicciotto ‘e Mezzanotte. Come riporta il quotidiano Casertanews, è questa la richiesta del procuratore generale all’esito della sua requisitoria pronunciata nel primo pomeriggio odierno nel processo d’Appello nei confronti di 27 imputati accusati a vario titolo di estorsione con il metodo mafioso con le sorelle Bidognetti che avrebbero ricevuto gli ordini durante i colloqui in carcere con il padre capoclan, detenuto al 41 bis. 

Il procuratore generale ha invocato 7 anni e 4 mesi per Katia Bidognetti (condannata a 6 anni in primo grado); 3 anni e 4 mesi per Teresa Bidognetti. Chiesti, inoltre, 15 anni per Dionigi Pacifico; 7 anni per Ciro Aulitto di Castel Volturno; 5 anni e 10 mesi per Antonio Baldascini; 11 anni per Giuseppe Bianchi; 7 anni per Luigi Bitonto di Castel Volturno; 6 anni per Vincenzo Bidognetti; 4 anni e 4 mesi per il pentito Stanislao Cavaliere; 10 anni per Gaetano Cerci; 8 anni e 4 mesi per Gabriele Cioffi di San Nicola la Strada; 7 anni per Domenico D’Alterio di Castel Volturno; 6 anni per Antonio De Luca; 9 anni e 8 mesi per Vincenzo De Luca, di Casal di Principe; 6 anni per Mirko Feola; 6 anni e 4 mesi per Giovanni Lubello (assolto in primo grado); 7 anni e 1 mese per Umberto Maiello; 7 anni e 8 mesi per Raffaele Manfredi di Casal di Principe; 7 anni e 1 mese per Carmine Micillo; 7 anni e 1 mese per Francesco Puoti; 11 anni per Americo Quadrano; 7 anni e 1 mese per Vincenzo Schiavone; 7 anni per Giacomo Simonetti; 8 anni e 4 mesi per Carlo Taurino; 6 anni per Ciro Taurino; 6 anni per Giuseppe Verrone e 5 anni per Orietta Verso

Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di estorsione ai danni di imprenditori di Casal di Principe, San Cipriano d’Aversa, Villa Literno, Cellole, Castel Volturno, Acerra e Roma. Nel mirino degli esattori del clan era finita anche una prostituta albanese residente a Giugliano ed un resort di Cellole. Secondo gli inquirenti Katia Bidognetti avrebbe ricevuto ordini direttamente dal padre, attraverso un sistema di messaggi ed allusioni, durante i colloqui in carcere. La sentenza è attesa per il 10 dicembre.