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Caserta – Il tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha ordinato il dissequestro dei beni di Vincenzo Ferri, 38 anni, ritenuto a capo di un’organizzazione con base nell’Agro Aversano (Caserta), specializzata nell’emissione di fatture per operazioni inesistenti relative alla fornitura di materiale edile, di cui avrebbero beneficiato 643 imprese attive nell’intero territorio nazionale, prevalentemente in Campania, Marche, Toscana, Emilia Romagna, Lazio ed Umbria, per una frode di oltre 100 milioni di euro. L’indagine, coordinata dalla Procura di Napoli Nord e realizzata dalla Guardia di Finanza di Caserta, portò all’emissione da parte del Gip, il 26 marzo scorso, di 34 misure cautelari, in particolare di 10 ordinanze di custodia in carcere, 7 agli arresti domiciliari e 17 obblighi di dimora, nonché al sequestro preventivo a carico degli indagati di beni per un valore di circa 35 milioni di euro; tra questi vi erano i due appartamenti di Poggibonsi (Siena), i conti-correnti e le auto di lusso – una Ferrari, una Porsche Cayenne e una Range Rover – per un valore di quasi 900mila euro, intestati a Ferri e agli altri familiari indagati, ovvero alla madre, alla sorella e al fratello, tutti difesi dall’avvocato Nando Letizia.  Esiste inoltre un filone toscano dell’indagine; la Dda di Firenze avrebbe scoperto che l’organizzazione, oltre ad emettere fatture false, costituiva aziende fittizie in modo da aggiudicarsi gli appalti pubblici raggirando le norme in materia. Il gruppo si sarebbe aggiudicato oltre 50 commesse della Asl 3 di Napoli Sud, per lavori di somma urgenza e “cottimi fiduciari”; le opere però non venivano realizzate e il denaro derivante dagli appalti veniva distribuito tra i membri del gruppo malavitoso. Alcune delle persone arrestate sono ritenute affiliate al clan Zagaria, con ramificazioni in Toscana, nel Lazio e in Emilia Romagna.