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Caserta – Dopo le critiche che hanno fatto seguito all’interrogazione consigliere comunale Enzo Bove, che nel question time di mercoledì scorso aveva chiesto spiegazioni all’assessore Alessandro Pontillo in merito alla gestione di tre aree pubbliche affidate a privati, quali la villetta di San ClementeVilla Giaquinto e il parco di Via Arno, il direttivo di Città Futura è intervenuto per chiarire la propria posizione.

Città Futura è favorevole alla gestione delle villette – dichiarano gli esponenti del gruppo di Bove – in sintonia ovviamente con il regolamento votato in consiglio comunale nel 2017 per la gestione dei beni pubblici. Riteniamo, però, che la gestione, secondo una norma basilare di democrazia, deve essere affidata previo bando pubblico e valutazione proposte da parte dell’amministrazione che deve individuare l’elenco dei beni”.

Attraverso il proprio capogruppo in Consiglio comunale, Città futura ha chiesto copia del contratto stipulato fra il Comune e le associazioni o i cittadini che attualmente gestiscono le villette sopracitate in città.

Vogliamo leggerne i contenuti e capire se l’amministrazione comunale nell’accordo e al momento della consegna delle chiavi ha specificato per iscritto gli orari di apertura e chiusura di questi spazi verdi che sono e restano di proprietà della città”, spiega il direttivo del Movimento.

L’interrogazione di Città Futura è nata in seguito alle rimostranze di molti cittadini che hanno lamentato come gli orari di apertura e chiusura di queste ville dipendono spesso dagli impegni o dalla “comodità” di alcune persone e comunque non in base a una tabella oraria stabilita.

Il nostro è semplicemente l’ennesimo invito alla trasparenza che facciamo al sindaco e all’intera giunta comunale affinché ci sia più rispetto delle regole e in questo caso di un contratto che prevede per gli affidatari delle chiavi solo l’apertura e la chiusura delle ville peraltro in orari stabiliti. Tutto il resto, cioè pranzi organizzati, mini concerti, fiere o richiesta soldi per autogestione, non è previsto nel contratto ed è quindi illegale”, concludono Bove e colleghi.