Voti alle elezioni provinciali in cambio della revoca dell’appalto dei rifiuti alla ditta che se l’era aggiudicato, con assegnazione a quella “amica”. E’ quanto contestato al sindaco di Arienzo (Caserta) Giuseppe Guida, coordinatore casertano di Forza Italia (carica dalla quale è stato sospeso in mattinata), ai domiciliari nell’ambito di un’indagine della Dda di Napoli sul cosiddetto “sistema Ferraro”, imperniato, appunto, sull’ex consigliere regionale dell’Udeur Nicola Ferraro, imprenditore già condannato per concorso esterno e ritenuto un colletto bianco del clan dei Casalesi. Di quel sistema sarebbe stato parte anche Guida, che avrebbe ottenuto grazie a Ferraro diverse migliaia di preferenze alle Provinciali, diventando così consigliere; in cambio si sarebbe adoperato per revocare l’appalto dei rifiuti aggiudicato nel 2019 alla società Econova, attraverso lettere di inadempimenti contrattuali ritenuti pretestuosi; l’appalto venne affidato alla Czeta Srl dell’imprenditore Aniello Ilario, vicino a Ferraro, anch’egli finito in carcere.
Stesso modus operandi anche a San Giorgio del Sannio, dove tra gli indagati ci sono l’ex sindaco Angelo Ciampi (rigettati per lui i domiciliari chiesti dal pm) e l’ex amministratore e presidente della commissione di gara Pietro Buonanno (ai domiciliari); nel centro sannita l’azienda di Ilario era giunta secondo malgrado il presunto pagamento di una tangente di 10mila euro a Ciampi e Buonanno, come parte di una somma di 90mila euro. L’azienda vincitrice venne estromessa, sostituita dalla Czeta.
Nell’inchiesta risulta coinvolto anche il rettore dell’Università Parthenope di Napoli Antonio Garofalo: è destinatario della misura dell’interdittiva di un anno dall’esercizio di pubblici uffici. Avrebbe avuto in regalo, sempre secondo l’accusa, una vacanza di una settimana a Mykonos dopo essersi adoperato per revocare un appalto già assegnato alla Romeo Gestioni per darlo poi alla Dussman Service spa, ritenuta parte del sistema Ferraro. Il rettore si dichiara completamente estraneo ai fatti contestati: “sono convinto – assicura – che questa vicenda già in parte chiarita si chiarirà completamente al più presto”.
A Frattamaggiore l’azienda Ilario si sarebbe aggiudicata l’appalto rifiuti grazie all’intervento di Domenico Romano (solo indagato) e dello zio Vincenzo Agizza (finito ai domiciliari), imprenditori già emersi in passato come figure di riferimento del clan Nuvoletta e facenti parte del “sistema Ferraro”, e con la complicità di Luigi Grimaldi (indagato), al momento dei fatti (2023) consigliere comunale a Frattamaggiore, oggi consigliere comunale a Napoli.
Il sistema prevedeva anche la produzione di fake news – penalmente rilevanti – ai danni delle aziende già aggiudicatarie di appalti: l’obiettivo era ottenere l’estromissione in favore delle ditte colluse. Due indagati – Anna Lanzuolo e Domenico Romano – sono accusati di avere prodotto scritti anonimi e falsi per questo fine inviati alla procura di Napoli e ai comuni di Frattamaggiore e Gragnano.
Ma Ferraro non operava solo in Campania: dall’indagine emergono accordi con esponenti apicali del clan Santapaola di Catania, ovvero con il 46enne Francesco Santapaola, nipote dello storico capoclan Benedetto “Nitto” ; accordo che permise ad imprenditori collegati a Ferraro, i Ciummo di Cassino, di aggiudicarsi l’appalto dei rifiuti a Catania (lotto nord). Questi ultimi, è emerso, avrebbero versato a Ferraro 10mila euro mensili per la durata dell’appalto