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Capua (Ce) – Una lunga intervista per ripercorrere una storia triste che ha avuto delle ripercussioni sulla vita di un ragazzo che aveva un futuro da costruire, sia personalmente che lavorativamente. La chiacchierata, apparsa sulla pagina Errori giudiziari, riporta alla luce la vicenza di Mario Tirozzi, 36enne di Capua, coinvolto in un traffico internazionale di stupefacenti. Per lui 792 giorni di ingiusta detenzione nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, un periodo interminabile per chi, come Mario, è incensurato e ignaro di tutto ciò che ha a che fare con la criminalità. Eppure nel 2015 entra in un vortice che gli avrebbe cambiato la vita. La sua colpa? Essere un fioraio che ha avuto contatti con società coinvolte in questo giro. Le sue telefonate di lavoro sono state interpretate da una Corte in maniera erronea e questa tesi è stata portata avanti in maniera cieca.

Mi hanno definito socialmente pericoloso – racconta il ragazzo capuano – e per uno che a stento ha preso una multa nella propria vita, diventa difficile accettarlo. Mi hanno accusato di portare avanti traffici illeciti nascondendoli dietro al commercio di fiori”.

Un’accusa pesante, la richiesta è stata di sette anni e la condanna, per chi ha sposato da subito la tesi, è stata consequenziale. Si aprono i cancelli del carcere e la porta della cella. La nuova casa di Mario Tirozzi.

Si apre un mondo completamente nuovo. Ti senti confuso perchè non capisci cosa sta accadendo e in fondo pensi che possa essere solo un sogno. Pensi alla famiglia e ogni volta è un brivido che ti percorre lungo la schiena. In cella non sono stato neanche fortunato. avevo un extracomunitario che non parlava l’italiano e un’altra persona con problemi psichici. Senza tralasciare la situazione igienica di un penitenziario che, ormai, conoscono tutti per le sue carenze. Acqua color rame e doccia fredda. Non puoi mai abituarti a una realtà del genere, specie per chi sa di non doverne far parte. E in carcere non hai molta scelta, le strade sono due: o pensi a un gesto estremo oppure decidi di reagire e lottare“.

E la seconda scelta è stata quella individuata dal fioraio campano che ha avuto la fortuna di incrociare un uomo buono e preparato, l‘avvocato romano Antonio Maio. La prima scelta del legale lo ha condannato, la seconda lo ha salvato “grazie alla sua umanità e alla sua preparazione. Lo ringrazierò a vita”.

Non è facile ripartire davanti a un errore giudiziario così grosso, non è facile ricostruire un mondo che si è disintegrato per una convinzione errata, eppure Mario ci è riuscito, continua a provare pur avendo questo pesante fardello da portarsi sulle spalle. Lo sguardo è sereno, non felice. E’ provato da un’esperienza che lo accompagnerà per sempre e per la quale i danni sono incalcolabili.

Nel momento dell’assoluzione non ho festeggiato per rispetto degli imputati che non hanno ottenuto il mio stesso giudizio. Ho ringraziato l’avvocato con un cenno. Una storia che mi ha creato problemi personali e lavoratovi. Sono saltati due matrimoni, il mio (c’è stato ad assoluzione ottenuta, ndr) e quello di mio fratello. Mentre per quanto riguarda la mia società, beh, i miei familiari hanno provato a portarla avanti ma alla fine si sono dovuti arrendere. Non esiste una cifra che possa risarcirmi per il danno. Quando ti fermi e torni indietro con la mente riaffiora quel brivido e tornano quelle paure che non hanno un prezzo”.

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