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Il sindaco di Aversa (Caserta) Enrico De Cristofaro sarà sentito in Commissione Antimafia nel mese di settembre. Lo rende noto il senatore del Pd Franco Mirabelli, commissario del partito a Caserta. De Cristofaro sarà sentito in quanto coinvolto nell’indagine della Dda di Napoli “the Queen”, che nel marzo scorso portò in carcere lo stesso sindaco con altri amministratori pubblici, tra cui l’ex assessore regionale al turismo Pasquale Sommese, per un giro di appalti pubblici nel settore della ristrutturazione dei beni culturali finiti, dietro il pagamento di tangenti, ad imprese vicine al clan dei Casalesi. De Cristofaro, prima finito in carcere per due settimane, poi tornato libero, risponde di corruzione senza l’aggravante mafiosa per fatti risalenti al 2014, quando non era ancora sindaco (lo è diventato nel 2016), ma rivestiva la carica di presidente dell’Ordine degli Architetti di Caserta; per l’accusa il sindaco avrebbe concorso a turbare l’appalto indetto dall’Adisu (Azienda per il diritto allo studio universitario) di Aversa per la ristrutturazione della casa dello studente. “Durante la riunione dell’ufficio di presidenza della commissione Antimafia – spiega Mirabelli – ho chiesto e ottenuto di audire, alla ripresa dei lavori parlamentari, il sindaco del comune di Aversa, Enrico De Cristofaro, coinvolto nella indagine ‘the Queen’ sui rapporti tra criminalità organizzata e pubblica amministrazione. Il sindaco è stato chiamato soprattutto per spiegare il perché la sua Giunta ha deciso di non costituirsi parte civile nel processo che partirà e che vede imputato lo stesso De Cristofaro. “La scelta del Comune di Aversa che ha deliberato di non costituirsi parte civile nell’inchiesta – dice Mirabelli – appare grave in particolare in un territorio dove la camorra opera e si è insediata da tempo e dove, per questo, l’impegno dei comuni contro le mafie deve essere costante, senza ambiguità ed esplicito. Per questo – conclude Mirabelli – si è ritenuto opportuno convocare il sindaco per chiedergli di spiegare le ragioni di una scelta difficilmente comprensibile nella sostanza e nel metodo”. Dal punto di vista formale, la giunta ha motivato la scelta facando riferimento alla circostanza che la Casa dello Studente sia stata concessa dal 2010 in comodato d’uso all’Adisu, e lo è tuttora, per cui il Comune non possiede l’immobile e non sarebbe dunque parte offesa, condizione preliminare per potersi costituire parte civile.