Passeranno dal Genio Civile ai Comuni, alle Unioni di Comuni o ai Comuni in forma associata che ne facciano richiesta al competente ufficio regionale entro il 31 gennaio di ogni anno, le attività e le funzioni relative ai procedimenti autorizzatori e le attività di vigilanza in materia di difesa del territorio dal rischio sismico.
Lo prevede il Disegno di legge ‘Norme per l’esercizio delle funzioni regionali in materia di difesa del territorio dal rischio sismico. Modifiche alla legge regionale 9/1983’ , approvato dal Consiglio regionale della Campania con trenta voti favorevoli e tre astenuti. La nuova normativa prevede inoltre che restano in capo al Genio Civile le attività e le funzioni relative alle opere la cui altezza strutturale, misurata dal piano di posa delle fondazioni, escluse quelle indirette, supera i metri 16,50 o la cui parte di struttura interrata supera i 4 metri.
La notizia dell’approvazione del disegno di legge era stata annunciata nel corso del convegno organizzato dall’Ordine degli Ingegneri di Caserta, intitolato “Processi di rigenerazione urbana fra criteri generali e applicazioni locali – Legge regionale 5/2024 in Campania”; da due anni l’Ordine e il suo presidente Carlo Raucci si battono contro l’impasse presso gli uffici del Genio Civile, e più volte avevano sollecitato l’introduzione della norma prevista dalla nuova legge, di cui ora beneficeranno tutti i professionisti della Campania.
Al convegno di sabato era presente anche il vicepresidente della Regione Campania Fulvio Bonavitacola, che in quella circostanza ha spiegato che “con la nuova legge abbiamo approvato la normativa più avanzata in Italia sulla rigenerazione urbana, una legge che rispetta i principi del non consumo di suolo e privilegia la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, dando anche agli operatori privati la possibilità di proporre programmi ai Comuni”.
Raucci ha sottolineato l’impatto economico della rigenerazione urbana: “Questa – ha detto – è la materia del futuro, perché le risorse pubbliche non esistono più e bisogna puntare sul recupero dei fabbricati nei centri storici, abbattendo e ricostruendo quelli fatiscenti e conservando invece gli edifici che costituiscono memoria storica. Gli effetti economici saranno evidenti: lavoreranno tecnici, architetti, geometri, imprese e fornitori di materiali”.