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Caserta – Si chiamava Hammed, ed era di origine tunisina, l’uomo morto nella notte nel rogo della baracca in cui sopravviveva nelle campagne di Lusciano, nel Casertano. Sono questi i primi elementi emersi sull’identità della vittima, che probabilmente faceva il bracciante agricolo. Ad acquisirli sono stati i carabinieri della stazione di Lusciano e del Gruppo di Aversa che stanno indagando su quanto accaduto (l’identificazione non è ancora ufficiale), ma determinante è stato anche il supporto del Comitato don Diana, i cui rappresentanti conoscevano la vittima, e ne hanno reso noto il nome di battesimo in un post su facebook. Il coordinatore del Comitato, Salvatore Cuoci, con parole intrise di rabbia, dice che “Hammed conosceva 7 lingue ed era da circa 30 anni era in Italia, un paese che credeva ospitale ma che ha scoperto totalmente indifferente al suo destino e a quello di tanti altri. Hammed è morto di stenti e di freddo, stremato dallo sfruttamento. Da solo, senza nemmeno una mano da stringere. Dinanzi alla sua morte siamo tutti colpevoli” conclude Cuoci, che stamattina, con Simmaco Perillo, è accorso sul posto insieme a Aboubakar Soumahoro, sindacalista ivoriano in lotta contro lo sfruttamento lavorativo. “Quando Jerry Masslo fu ucciso – dice Perillo al suo funerale, società civile, istituzioni e politica, gridando insieme allo scandalo, giurarono che non sarebbe mai più accaduto ed invece oggi si muore ancora nella povertà più estrema e mentre l’umanità è colpevolmente distratta“.