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Caserta – Un movimento trasparente e democratico, in cui le procedure di selezione dei candidati vengono gestite da una società esterna per “spirito di servizio”. Così hanno descritto il Movimento Cinque Stelle il deputato grillino Alessandro Di Battista e Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto, ideologo del Movimento morto nell’aprile 2016, sentiti questa mattina ad Aversa (Caserta), al tribunale di Napoli Nord, nell’ambito del processo per diffamazione intentato da Casaleggio senior, nel gennaio 2015, contro l’ex attivista grillino Angelo Ferrillo. Ferrillo si candidò alle Regionali ma fu espulso dopo aver passato il primo turno a causa di alcune frasi scritte su facebook e ritenute diffamatorie da Casaleggio padre; il figlio di quest’ultimo, Davide, ha poi dato seguito alla querela presentata dal padre costituendosi parte civile. Unica discrepanza nelle dichiarazioni di Di Battista e Casaleggio riguarda l’esistenza nel 2014, quando sarebbero avvenuti i fatti incriminati, di un comitato d’Appello interno al Movimento che decideva di sospensioni ed esclusioni. Casaleggio ne ha confermato la presenza, Di Battista no, scatenando poi la contestazione di Ferrillo. “Nel 2014 – ha detto Di Battista – le sospensioni le decideva solo Grillo, non c’era alcun comitato d’appello”.

“Sui voti  – ha poi proseguito il parlamentare rispondendo alle domande del legale di Ferrillo, Marco De Scisciolo – la gestione del Movimento è sempre stata trasparente, da noi c’è democrazia interna”. Di Battista, che ha detto di conoscere Ferrillo e di sapere che fu candidato, ha inoltre sottolineato che “il voto è sempre stato gestito dalla Casaleggio Associati, oggi sostituita dalla piattaforma Rousseaux. La Casaleggio Associati – ha affermato – non ha mai contattato alcun esponente del Movimento per motivi politici”, spiegando che “i meetup sono libere associazioni di cittadini e che solo chi viene eletto può parlare a nome del Movimento”. Di Battista ha poi ripercorso la sua carriera nel Movimento. “Inviai un articolo al blog di Beppe Grillo e dopo mi inviarono una mail chiedendomi se mi volevo candidare”. Al termine dell’udienza, Di Battista è stato inseguito e contestato da Ferrillo mentre lasciava il tribunale. “Non è vero ciò che hai detto – ha urlato l’ex attivista – c’era un comitato di appello nel 2014, infatti la mia esclusione dal Movimento fu confermata proprio in seconda istanza”; Ferrillo ha poi mostrato il documento relativo alla sua esclusione inviato il 2 marzo 2015 dai Cinque Stelle dopo che il suo primo ricorso era stato bocciato direttamente dallo staff Di Grillo. Dal canto suo, Davide Casaleggio, anch’egli sentito oggi, ha risposto in maniera ermetica alle domande di De Scisciolo, spiegando che “la Casaleggio Associati ha sempre gestito le primarie del Movimento Cinque Stelle, ma per spirito di servizio, non in base ad un contratto. La società non ha mai fatturato nulla per il Movimento”. “Ritengo che le offese fossero rivolte a mio padre” ha poi aggiunto, facendo riferimento al post incriminato in cui Ferrillo non citava direttamente suo padre. “Il blog di Beppe Grillo – ha evidenziato ancora Casaleggio jr – ha finalità commerciale”, e “il controllo sui voti e le primarie sono stati sempre fatti dalla Casaleggio Associati, e oggi dalla Piattaforma Rousseaux che l’ha sostituita. Si tratta di controlli solo interni, con il sotware che recepisce i voti che noi poi controlliamo” ha concluso. Fuori dal tribunale Ferrillo ha consegnato a Davide Casaleggio un volantino con su scritto “dov’è la democrazia nel Movimento Cinque Stelle”. L’udienza è stata rinviata al 26 marzo prossimo quando dovrebbe essere sentito Beppe Grillo, citato per la quarta volta; il giudice monocratico Ferraiolo ha invece ventilato l’ipotesi che Di Maio, anch’egli citato come teste, possa non essere più sentito; una decisione che potrebbe essere presa anche perchè a marzo 2018 il politico napoletano sarà in piena campagna elettorale per le Politiche. La querela contro Ferrillo fu presentata da Casaleggio padre nel gennaio 2015, dopo un post apparso nell’ottobre 2014 su Facebook in cui Ferrillo, in una discussione con altri utenti sulla politica, scriveva “mi sto preparando a fare le valigie per espatriare visto che il futuro di questo Paese è in mano ad un fallito e truffatore con sede legale a Milano”. Due mesi dopo, tra la fine del dicembre 2014 e l’inizio di gennaio 2015, Ferrillo vinse il primo turno delle primarie, ma poco dopo, il 16 gennaio 2015, rivecette l’avviso con un mail dello staff di Beppe Grillo che contro di lui era stato avviato un procedimento per alcune frasi pubbliche in cui aveva manifestato l’opinione che le procedure per la selezioni dei candidati alle regionale fossero una truffa; il 28 gennaio Ferrillo fu espulso con una mail dallo staff di Beppe Grillo e a marzo gli venne comunicata dal Comitato d’Appello la bocciatura del suo ricorso contro l’esclusione. “Sono stato querelato – ha spiegato Ferrillo al termine dell’udienza nel corso di una conferenza stampa – dopo aver vinto le primarie per la candidatura al Consiglio Regionale, dove arrivai tredicesimo, ben prima di esponenti del Movimento che ora siedono nel Consiglio Regionale della Campania e che erano sponsorizzati dall’attuale candidato premier Luigi Di Maio. Se avessi preso parte al secondo turno delle primarie avrei probabilmente vinto superando la Ciarambino (candidata alla carica di governatore, ndr); dopo la querela arrivò anche l’espulsione dal Movimento, una procedura che i tribunali di Napoli e Roma hanno giudicato illegittima. La verità è che questo processo è stato un pretesto per farmi fuori e ora mi chiedo: dove sono la Democrazia e la Trasparenza nel Movimento?”.