Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa a firma di Pasquale Iorio, coordinatore ‘Le Piazze del Sapere’.
I dati che emergono dalla classifica del Sole 24 Ore sulla qualità della vita nelle città italiane, per il 2024 registrano un peggioramento di Caserta soprattutto in alcuni settori. Infatti, rispetto all’anno precedente si scende di 3 posizioni collocandosi al 101 posto su 106 province. Ora si è aggiunto il provvedimento di scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni camorriste (uno dei poche casi in cui in Italia viene coinvolto un capoluogo di provincia). La situazione è particolarmente grave per quanto concerne i dati su ambiente e servizi, che vedono Caserta al 107 posto (cioè ultima a livello nazionale). A confermare questo dato, nei giorni scorsi vi è stata una sentenza della CEDU (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) di condanna dello stato italiano per violazione dell’art 2 (diritto alla vita e dell’art 8 diritto al rispetto della vita privata e familiare) della convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali a seguito della gestione inefficace e dell’emergenza ambientale nella cosiddetta Terra dei Fuochi, cioè una vasta area della pianura campana che è stata devastata per diversi decenni da sversamenti abusivi ed incendi illegali di rifiuti tossici. Va detto che quest’area è abitata da circa 3 milioni di persone nelle aree a confine tra Napoli e Caserta. L’inquinamento è stato provocato da un sistema illecito di raccolta, abbandono, seppellimento e combustione di rifiuti, anche pericolosi, attraverso il quale la criminalità organizzata offriva servizi di smaltimento a basso costo. Ciò ha determinato l’aumento di incidenza di patologie di varia natura, inclusi i tumori, tra gli abitanti delle aree contaminate, così compromettendo, secondo la Corte di Strasburgo, il loro diritto alla vita. Un altro indicatore negativo riguarda la cultura e i beni comuni che ci vedono relegati al 99 posto in classifica. Basta pensare che Caserta risulta tra le città dove a livello nazionale si leggono meno libri e giornali. Come rete delle Piazze del Sapere abbiamo deciso di ritornare sul tema dei beni comuni abbandonati o non utilizzati presenti nella città di Caserta. Nel merito condividiamo le osservazioni critiche avanzate da alcune associazioni in merito alle modifiche che l’amministrazione comunale intendeva apportare al Regolamento sui beni comuni della città. Infatti in una nota del PD si ribadiscono i tre capisaldi su cui si fonda il regolamento (così come avviene in altra città italiane): a) allargare la partecipazione attiva delle associazioni e di cittadini; b) rafforzare la rete delle realtà associative su obiettivi comuni; c) far vivere l’Osservatorio cittadino dei beni comuni come organismo di monitoraggio, di proposte e di progetti. Su questo vi sono state già contestazioni ed osservazioni da parte delle associazioni del terzo settore (Comitato città Viva, Parco degli Aranci e Villa Giaquinto insieme con alcuni comitati (Combo, Attivi e solidali, Nuovi stili di vita, Noi voci di donne, Ex canapificio, Millepiani, Parrocchie del Buon Pastore e di Rione Tescione). Un altro aspetto critico riguarda la rinnovabilità solo per un anno dei patti di collaborazione, con l’eliminazione dell’ufficio beni comuni. Come abbiamo sottolineato in un precedente intervento, in città permane una situazione critica, in alcuni casi di vero abbandono comunali con cantieri aperti da decenni – strutture storiche in stato di abbandono e degrado – paesaggio devastato (vedi lo scempio delle cave sui colli Tifatini). Di seguito indichiamo i casi più clamorosi. 1.Ex Caserma Sacchi, che rimane chiusa, non utilizzata. Il resto è occupato dall’anagrafe, in via di trasferimento al centro di Caserta, e da Noi donne una associazione impegnata sulla violenza contro le donne. L’antico palazzo del vescovo, nucleo dell’ex caserma, è preda di infiltrazioni di acqua piovana con rovina dei preziosi affreschi”. Finora sono stati spesi oltre 15 milioni di euro, senza che alcuna delle importanti funzioni previste sia ancora stata attivata. 2. Biblioteca civica Ruggiero allo stato non accessibile al pubblico per avvio dei lavori di ristrutturazione, che dureranno per oltre un anno. 3. Centro di Sant’Agostino con Archivio ed emeroteca – sala per convegni – oggi utilizzati come aule scolastiche per motivi di emergenza. 4. Ex Onmi – allo stato chiuso in attesa di ristrutturazione. 5. Ex Canapificio – allo stato chiuso per inagibilità. 6.Area del Macrico, di proprietà della Chiesa istituto di sostentamento in attesa di definizione urbanistica F2 su cui si è aperto un duro dibattito tra la Fondazione Laudato si e le associazioni. 7.Parco dei colli Tifatini intercomunale. Il progetto è in fase di stallo in quanto spetta al comune capofila (Caserta) definire la proposta da sottoporre alla Regione Campania per il finanziamento. Continua l’attività abusiva delle cave. Occorre salvare il nostro paesaggio Art. 9 della costituzione. 8.Parco degli Aranci – da poco sono iniziati i lavori per riutilizzare l’area dove è stato scavato. 9. Vaccheria, Belvedere di S. Leucio e Museo della seta – verificare. 10. Le Cavallerizze sul vialone Carlo Terzo, invase da scarichi vari. Su questa situazione scandalosa non è possibile continuare a tacere o minimizzare. Come Piazze del Sapere proponiamo di organizzare insieme con le associazioni più attive un incontro pubblico di denuncia ma anche per rilanciare proposte e progetti per ripartire con la cultura nella nostra città, da inserire come priorità per il nuovo programma di governo.