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Alife (Ce) – In gergo tecnico si chiamano “cristi di carpenteria” i ponteggi montati sotto il Ponte Margherita e quasi del tutto sommersi dal fiume Volturno ingrossato dalle piogge di questi giorni.

Danni da sanare e intervento sospeso al viadotto strategico sul Volturno, mentre monta l’esasperazione di una comunità già ridotta allo stremo da oltre 2 anni di temporeggiamenti burocratici e rimpalli di responsabilità tra Enti.

Riaperto ad una sola corsia a maggio scorso,infatti, il ponte che collega due territori attraverso i comuni di Alife e Dragoni è di proprietà della Regione Campania ma gestito dalla Provincia di Caserta che nel 2015 lo inibì al transito per rischio cedimento. La Regione, dal canto suo, in qualità di Ente Proprietario  stanziò a giugno 2016 la somma 700mila euro, mentre la Provincia, Ente gestore della struttura, redigeva un progetto che poi si vide bloccare dal Genio Civile di Caserta.

 Procedure burocratiche lente e poco chiare che già nel 2016 spinsero cittadini, imprenditori e commercianti della zona a costituirsi in Comitato e a commissionare a proprie spese (circa 35 mila euro) una verifica della capacità portante del Ponte Margherita a due soggetti tra i meglio accreditati a livello europeo in materia di verifiche e collaudo di ponti, ossia all’ingegnere Settimo Martinello da Appiano (Bolzano) ed alla Società 4 Emme S.p.A. – Prove sperimentali in sito.

Lo studio si concluse con una Dichiarazione di Transitabilità del Ponte Margherita, che sanciva l’idoneità dell’infrastruttura a sopportare carichi derivanti dal transito di automezzi di peso complessivo massimo di 3,5t su di una sola corsia, e quindi a senso unico alternato. Ciò significava che il Ponte Margherita, all’indomani delle indagini commissionate dal Comitato Pro Ponte, era già in grado di sopportare, senza alcun lavoro, gli stessi carichi che avrebbe sopportato dopo i lavori previsti dal progetto della Provincia di Caserta, con le stesse modalità e sicurezza ma in appena due o quattro anni.

Intanto la Provincia di Caserta, non prendendo in considerazione la Dichiarazione di Transitabilità, ritenne opportuno fare dei lavori di puntellamento che nei primi giorni di maggio 2017 permisero la riapertura ad una sola corsia (e neppure regolamentare) a senso unico alternato del viadotto per poi proseguire con l’intervento previsto a monte.

Da qui il muro contro muro tra la Provincia e i rappresentanti del territorio che il neo eletto presidente Giorgio Magliocca affrontò immediatamente dopo il suo insediamento  prendendo due impegni: che ai primi di novembre ci sarebbe stato l’ incontro con i tecnici di Bolzano, incaricati dal Comitato di effettuare le prove di carico, e i tecnici della Provincia per un confronto di progetti e soluzioni; la riapertura del ponte da lì a qualche giorno grazie a lavori quasi ultimati.

Ad oggi, invece, il confronto tra i tecnici della Provincia e quelli di Bolzano non è ancora avvenuto, l’apertura del Ponte è di fatto uno slalom tra barriere jersy e ostacoli vari, il tutto mentre i “cristi” di ponteggi sono quasi annegati nel fiume in piena.