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di Anna Rita Santabarbara

Caserta – Tra il 1980 e il 1999 in quella che una volta era conosciuta come Campania felix sono morte 700 persone. Non le ha uccise un’epidemia, ma una delle piaghe sociali che ha trasformato questa terra fertile e produttiva nella crudele terra dei fuochi: la camorra. 

Tra questi, ci fu Tammaro Cirillo, un sindacalista della Fillea CGIL, operaio edile che si batteva sui cantieri in costruzione per i diritti dei lavoratori. Voleva che gli operai potessero lavorare in condizioni di sicurezza, che avessero diritto a mangiare in un luogo adeguato e non in mezzo alla polvere delle costruzioni, che potessero ricevere il pagamento delle ore di straordinario e che fossero “regolarizzati”. Chiedeva, insomma, che ci fossero delle regole in una realtà, quella campana del 1980, in cui la camorra gestiva la maggior parte degli appalti pubblici e dirigeva i più grandi cantieri della regione. Aveva un potere enorme la camorra, perché era “proprietaria del lavoro”. 

“Da oggi niente più cottimismo”, gridò Tammaro nell’assemblea sindacale del 3 luglio 1980. Il giorno dopo fu brutalmente gambizzato e morì il 25 luglio, dopo 21 giorni di agonia.

Un nome poco conosciuto a livello nazionale, quello di Tammaro, al quale ieri la Fillea CGIL Caserta, sindacato dei lavoratori delle costruzioni, riunita al Teatro della Legalità di Casal di Principe in occasione del VII congresso provinciale, ha deciso di dedicare un premio annuale: una borsa di studio per i figli dei sindacalisti che si sono distinti in azioni concrete di legalità.

“Tammaro Cirillo ha lottato per la giustizia e la libertà”, ha ricordato il segretario provinciale della Fillea CGIL Caserta, Vincenzo Maio, “si è battuto contro chi vuole chiudere la vita in uno steccato di paura e di violenza”.

“Bisogna andare oltre il ricordo”, ha ribadito Camilla Bernabei, segretario CGIL Caserta. “Non possiamo far morire Tammaro per la seconda volta. La legalità deve diventare più forte della malavita. La lotta contro la camorra non è finita perché tutti sappiamo che sui cantieri il problema c’è ancora. Dobbiamo fare in modo che ci sia legalità in tutti i cantieri della provincia”.

La lotta di Tammaro e i suoi ideali sono stati ricostruiti dall’attore Francesco Rivieccio, che ha intrattenuto la platea, in apertura ai lavori del congresso, con uno straordinario monologo in cui ha raccontato con un umorismo amaro la diatriba che da sempre esiste sui cantieri tra gli operai che chiedono di “essere messi a posto” e di “ricevere il pagamento dello straordinario”, e gli imprenditori che rispondono che “straordinario è il progetto che hai sposato, per cui non hai fatto niente di più che il tuo dovere”.

“I morti di camorra sono una responsabilità per chi viene dopo”, ha detto il sindaco di Casal di Principe, Renato Natale. “Non si tratta soltanto di conservarne la memoria. La cosa difficile è essere alla loro altezza continuando a fare quello per cui loro hanno dato la vita”.

All’incontro era presente anche la figlia di Tammaro, Laura Cirillo, che, tra l’emozione e l’orgoglio, ha ammesso: “Mio padre era una persona perbene e di animo nobile. Mi sento onorata di esser sua figlia”.