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La Corte d’Appello di Napoli ha assolto “per non aver commesso il fatto” l’ex sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino, nel processo cosiddetto “Il Principe e la Scheda Ballerina”, in cui l’ex coordinatore campano di Forza Italia era accusato del reato di tentato impiego di capitali illeciti con l’aggravante mafiosa, in relazione alla costruzione a Casal di Principe di un centro commerciale (denominato “Il Principe”) voluto dal clan dei Casalesi, ma mai edificato. In primo grado Cosentino era stato condannato a cinque anni e mezzo di carcere dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere; oggi il procuratore generale aveva chiesto per Cosentino la conferma della condanna.

È la seconda assoluzione per l’ex uomo forte di Forza Italia, dopo quella ricevuta nel processo sull’azienda di carburanti di famiglia. “Abbiamo sempre avuto fiducia nella magistratura, e questa fiducia viene ripagata con questa ulteriore assoluzione per Nicola Cosentino”.

A caldo, dopo la sentenza, i legali di Cosentino, Stefano Montone e Agostino De Caro, hanno così commentato la sentenza. “Abbiamo sempre avuto fiducia nella magistratura, e questa fiducia viene ripagata con questa ulteriore assoluzione per Nicola Cosentino. Sapevamo che la mole di elementi a discolpa di Cosentino emersi durante il processo, avrebbero trovato una Corte attenta”. La Corte di Appello di Napoli ha assolto anche altri imputati importanti per il processo “Il Principe”, ovvero l’imprenditore Gaetano Iorio, accusato di associazione mafiosa e il funzionario di banca Cristofaro Zara, cui Cosentino, secondo l’accusa, si sarebbe rivolto all’epoca in cui Zara dirigeva la filiale Unicredit di via Bari a Roma per ottenere un finanziamento da cinque milioni di euro per la realizzazione del centro commerciale; un finanziamento erogato e poi bloccato.

L’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Napoli da cui è nato il processo a carico di Cosentino, portò nel dicembre 2011 all’arresto di quasi 50 persone, non solo per la realizzazione del centro commerciale il Principe (mai realizzato), ma anche per voto di scambio in relazione alle elezioni comunali di Casal di Principe del 2007 e del 2010. In cella finirono alcuni politici, tra cui l’ex sindaco di Casal di Principe Cipriano Cristiano, già condannato in sede di giudizio abbreviato insieme ad un’altra quarantina di imputati. Cosentino e un’altra ventina di imputati avevano scelto la via del processo ordinario. Il principale fatto contestato a Cosentino riguardava all’incontro che l’ex sottosegretario ebbe a Roma preso la filiale dell’Unicredit il 7 febbraio 2007, e che secondo l’accusa doveva servire per fare pressioni sul funzionario Cristoforo Zara per concedere il finanziamento da 5 milioni di euro per realizzare il centro commerciale. I legali di Cosentino aveva sempre smentito la circostanza che l’incontro fosse servito allo scopo indicato dalla Dda, in quanto il prestito era già stato deliberato il 31 luglio del 2006, e due giorni prima del famoso incontro, l’Ufficio Legale dell’Istituto di Credito diede parere positivo all’erogazione; peraltro l’erogazione fu poi bloccata. A carico di Cosentino resta ora una condanna definitiva a quattro anni per per la corruzione di un agente del carcere di Secondigliano (Napoli), un’altra a dieci mesi di carcere perché riconosciuto colpevole di diffamazione e violenza privata nei confronti dell’ex Governatore della Campania Stefano Caldoro (potrebbe scattare la prescrizione); mentre è ancora in corso il processo per concorso esterno in associazione camorristica, cosiddetto Eco4 perchè relativo alla gestione, ritenuta politico-mafiosa da parte della Dda, di uno dei quattro Consorzi rifiuti del Casertano, appunto l’Eco4; in primo grado Cosentino è stato condannato a nove anni di carcere. Il processo riprenderà il 28 ottobre, quando dovrebbe essere sciolta la riserva sull’esame di alcuni collaboratori di giustizia, tra cui Nicola Schiavone, figlio del capoclan Francesco “Sandokan” Schiavone.

Nel ricorso della Dda viene contestato anche quanto disposto dal tribunale nella sentenza di primo grado, ovvero che la condotta di reato di Cosentino arriva fino al 2004; per la Procura Antimafia Cosentino avrebbe agevolato i Casalesi anche dopo, come confermato, a dire dell’accusa, dalle condanne in primo grado per “Il Principe” e il processo “Carburanti”, relativi a fatti accaduti dopo il 2004; in entrambi i processi però Cosentino, dopo la condanna di primo grado, è stato assolto in Appello, e tale circostanza avrà certamente un peso.