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Caserta – Un anno complesso ma ricco di prospettive, tra numeri di nuovo in crescita e l’emergenza Covid, che ha aperto strade mai percorse ma cariche di opportunità. E’ il bilancio tracciato dal direttore della Reggia di Caserta Tiziana Maffei in questi primi dodici mesi di incarico al timone di uno dei beni architettonici – riconosciuto patrimonio Unesco – più belli e dalle “potenzialità maggiori” ma anche più complessi da amministrare. La Maffei si è insediata un anno fa dopo quasi nove mesi di “vacatio” successivi al pensionamento dell’ex direttore Mauro Felicori. Dovette prendere le redini di una situazione non facile, con parte dei lavoratori e dei sindacati che si sentivano poco valorizzati e coinvolti, un’attività di manutenzione che faticava a partire, una città un po’ fredda, e altre carenze. “Non è stato facile prendere in mano la situazione – dice la Maffei – con il nuovo organigramma ho cercato di valorizzare tante figure; ci sono ancora delle resistenze, visto che qui per abitudine ogni settore è stato autoreferenziale; bisogna però lavorare tutti insieme”. Attorno alla Maffei si notano molti giovani funzionari, prima forse “dimenticati” negli uffici. I numeri alti dell’era Felicori – 800mila visitatori nel 2018 – si sono abbassati leggermente nel 2019 – 750mila gli ingressi – ma stavano tornando a salire tra dicembre 2019, gennaio e febbraio 2020, mesi in cui c’è stato un 60% in più di ingressi se raffrontato allo stesso periodo nei cinque anni precedenti; poi c’è stato il blocco, che però ha rappresentato il momento per accelerare sulla manutenzione e sull’efficienza amministrativa. Già prima del lockdown, e poi durante la fase più acuta della pandemia, sono infatti partite piccole e grandi opere di “conservazione programmata” e restauro, come quelle che riguardano i tetti, le pareti dello scalone centrale, la Peschiera Grande, ma anche la pulitura delle statue del Parco o un censimento dell’immenso patrimonio di alberi e piante della Reggia. “Io sono legata ai dettagli – dice – vedere le statue pulite mi rende molto felice, anche per dare giusto valore al senso estetico. E’ bello vedere le porte della Reggia, anche quelli degli uffici, tutte aperte. Penso che con me, in questo primo anno, pulizia e decoro siano diventati aspetti importanti”. A tal proposito, prima dell’arrivo della Maffei, alla Reggia non si faceva la raccolta differenziata, e “l’isola ecologica sembrava una discarica a cielo aperto”. Oggi i rifiuti prodotti si differenziano. Con il Covid sono poi emerse nuove idee, come quello di tracciare gli abbonati, cosa mai fatta, per cui chi aveva il tagliando annuale non veniva neanche conteggiato tra i visitatori, e soprattutto non è mai stato  organizzato un servizio ad hoc per gli abbonati. Due giorni fa è invece partito un sondaggio rivolto proprio agli abbonati, con “l’obiettivo di sapere chi sono e da dove vengono – spiega la Maffei – in modo da calibrare un servizio per loro che sia il più efficiente possibile”. Con la città il rapporto sembra buono, “ma vanno valorizzati maggiormente anche quei monumenti esterni alla Reggia, come il Belvedere di San Leucio. La Reggia è un museo, non un parco pubblico”. L’accoglienza è fondamentale, ma in considerazione delle disposizioni Covid 19 “è necessario che i cittadini abbonati e i turisti cambino mentalità: devono prenotarsi prima, come avviene in tutto il Mondo”. A settembre si farà un altro punto della situazione con numeri più legati al post Covid. Poi nel 2021 si proverà a “internazionalizzare” la Reggia, “ancora poco conosciuta all’estero”, attraverso “mostre e reti di lavoro con associazioni, attraendo anche un turismo professionale, penso agli esperti del patrimonio arboreo”.