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Caserta – Sono stati smaltiti sulle colline di Caserta i materiali di risulta provenienti dai lavori di adeguamento di una scuola di Lusciano, comune della provincia ad oltre venti chilometri dal capoluogo. Lo hanno scoperto i carabinieri forestali del Nipaaf (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale) e la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che ha indagato sette persone per i reati di gestione illecita dei rifiuti, falso ideologico in atto pubblico, frode in pubbliche forniture e truffa.

Nell’inchiesta, che si è conclusa, sono rimasti coinvolti i tre imprenditori titolari della ditta edile che ha realizzato i lavori di adeguamento del plesso, i tre ingegneri che hanno svolto per conto del Comune il ruolo di pubblici ufficiali come direttori dei lavori e Rup (responsabile unico del procedimento), e l’operaio che ha materialmente trasportato e gettato i rifiuti sulle colline attorno Caserta.

I rifiuti furono rinvenuti nell’ottobre 2017 dai carabinieri nelle località denominate “Sferracavallo”, “Boschina” e “Cuna Vecchia”; belle località collinari ridotte a discariche, dove c’era di tutto, dagli scarti edili alle guaine bituminose, dalle lastre di vetro agli infissi in ferro e alluminio, c’era poi materiale plastico, tubature in Pvc, canalette per impianti elettrici e un numero consistente di imballaggi contenenti tracce di sostanze pericolose. I carabinieri trovarono anche resti di roghi di rifiuti. Partirono così le indagini per stabilire da dove provenisse il materiale; dalle lastre di vetro particolarmente grandi, gli inquirenti capirono che si poteva trattare di lavori edili relativi a strutture pubbliche. Furono trovati tra i rifiuti anche documenti di una scuola di Lusciano; emerse così che proprio in quel periodo erano state realizzate opere di adeguamento all’istituto comprensivo di Lusciano. Le indagini hanno poi confermato che i rifiuti provenivano proprio da quei lavori. E’ emerso anche che i titolari della ditta hanno provato ad ottenere dalla Regione, falsificando la documentazione, i fondi, pari ad oltre 28mila euro, per lo smaltimento del materiale di risulta in discarica, cosa mai avvenuta; complici anche i tre ingegneri, che hanno redatto gli stati di avanzamento dei lavori omettendo i controlli sulla veridicità della documentazione presentata dalla ditta. Alla fine i soldi, proprio per l’emersione dell’indagine, non sono stati erogati dalla Regione, che ha evitato una spesa non dovuta.