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Quattro “ladri seriali” d’auto, che agivano soprattutto nei parcheggi dei centri commerciali del Casertano e del Napoletano, sono stati arrestati dai carabinieri della Compagnia di Marcianise (Caserta) nell’ambito di un’indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere.

In carcere è finito il 50enne Maurizio Camerlingo, mentre gli altri tre indagati, Guido Bianco di 42 anni, Rosario Aprea di 39 anni e Raffaele Russo di 36 anni, sono stati condotti agli arresti domiciliari; tutti sono residenti tra Napoli e Casalnuovo. I provvedimenti cautelari sono stati emessi dal Gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

Dalle indagini, è emerso che i quattro ladri avrebbero rubato in pochi mesi, tra l’agosto 2019 e il maggio 2020, diciannove auto, e sempre modo in efficace e soprattutto veloce, servendosi di strumentazione costosa come le chiavette con interfaccia Obd (on board diagnostic), ognuna delle quali costa diecimila euro, e di dispositivi jammer, che inibiscono il segnale Gps e quindi la geolocalizzazione dell’auto rubata. L’inchiesta è partita dal primo furto, avvenuto nell’agosto di due anni fa al Centro Commerciale Campania di Marcianise.

La vittima ha denunciato il fatto ai carabinieri, che hanno avuto il supporto fondamentale delle immagini di videosorveglianza esterna del Campania e la collaborazione dei responsabili della sicurezza del Centro. I militari della Compagnia di Marcianise guidati da Lucio Pellegrino hanno così individuato il responsabile del primo furto, e hanno iniziato a seguirne i movimenti, scoprendo poi che faceva parte di un gruppo specializzato nel rubare vetture parcheggiate soprattutto nei centri commerciali; è così che è emersa la responsabilità dei quattro per numerosi furti d’auto. In particolare gli indagati avrebbero rubato altre tre auto al centro Campania, una all’Ikea di Casoria, e altre al centro commerciale “Le Porte di Napoli” di Afragola, e al parcheggio della società “Leonardo” nell’area industriale di Pomigliano d’Arco.

I ladri erano molto veloci: aprivano l’auto con un normale strumento di effrazioni, quindi manomettevano la centralina attraverso la chiavetta Obd, mettendo in moto la vettura, inserivano il jammer e si dileguavano; erano però talmente sicuri di sé, che alcune auto rubate sono state trovate sotto casa o comunque nelle vicinanze delle abitazioni degli indagati. Per gli inquirenti i quattro guadagnavano smontando le auto e rivendendo i pezzi di ricambio.