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Caserta – Sul tetto del Liceo Manzoni svetterà una telecamera Prisma – Prima Rete per la sorveglianza sistematica di Meteore e Atmosfera.

E sarà il risultato più evidente dal progetto innovativo portato avanti dagli studenti dell’istituto insieme all’associazione culturale SkySentinel nell’ambito di una ben più ampia collaborazione.

Oltre alle lezioni teoriche in aula, infatti, l’associazione ha previsto esperienze pratiche all’esterno dell’istituto. La finalità del percorso è stata quella di approfondire l’ambito dei fenomeni luminosi in atmosfera e dei rientri dallo spazio di oggetti solidi come bolidi e meteoriti.

“Il primo campo esterno che abbiamo realizzato con gli studenti, simula una reale caduta di un meteorite intercettato dai sistemi di telerilevamento ottico piazzati sul territorio – ha detto Giovanni Ascione, dell’associazione SkySentinel – Tali postazioni esistono realmente sul territorio casertano e rilevano in automatico tutti i segnali luminosi in atmosfera scremando i segnali spuri da quelli che realmente possono essere delle meteore o dei meteoriti. Oltre a questi, a breve sarà installata proprio sul tetto del Manzoni una telecamera Prisma del circuito Inaf, l’istituto nazionale di astrofisica, che, offrendo una panoramica a 360 gradi, sarà in grado di incrementare e migliorare i telerilevamenti consentendoci in intercettare in maniera più precisa eventuali cadute al suolo determinando con esattezza le coordinate di impatto”.

Ritornando, invece, al campo esterno, Ascione ha descritto l’attività degli studenti impegnati nella ricerca sul terreno di materiale “alieno” con l’utilizzo di un metal detector:

“Quello che gli studenti stanno verificando è la reale esperienza a valle di una intercettazione ottica del calcolo delle coordinate tramite una triangolazione dei tre punti di vista dell’impatto al suolo – ha detto -. Quindi, in questo caso, in questa zona di campo abbiamo una parte delimitata in cui è probabile sia caduto il meteorite. Loro devono acquisire le nozioni e le conoscenze tali da consentirgli, una volta arrivati sul punto di impatto, di agire in modo in sicurezza delimitando la zona, avendo anche con sé dei sistemi di puntamento gps che possano individuare eventualmente i reperti trovati ed utilizzando il metal detector per riuscire a ritrovare i reperti di meteorite impattati al suolo.

Dopo la fase di ricerca al suolo e prelievo del campione, ci sarà la marcatura del punto di impatto nelle liste di impatto. Tali coordinate saranno parte integrante di uno studio in cui saranno registrati i punti di impatto e i frammenti trovati. In una situazione reale – ha concluso Giovanni Ascione – questi frammenti andrebbero poi portati in un laboratorio per essere esaminati per capirne la loro natura”.