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Potrebbero essere già italiani se una legge sullo “ius soli” fosse stata approvata. Ma continuano ad essere in una “terra di mezzo”, stranieri nel paese in cui sono nati, impossibilitati per questo a svolgere anche in modo agonistico lo sport che amano. Sono i ragazzi della Tam Tam Basket, la squadra di pallacanestro nata a Castel Volturno, comune del litorale casertano dove la massiccia presenza di immigrati non regola, oltre 10mila, ha spinto il Governo Gentiloni a inviare qualche settimana fa un Commissario Straordinario che si faccia carico di progettare e attuare concreti progetti di integrazione sociale.

Ma i ragazzi della Tam Tam sono nati in Italia da genitori arrivati da paesi africani negli anni ’90, quando il fenomeno migratorio era ben lungi dall’essere considerato un emergenza; sono cresciuti guardando la televisione italiana e frequentando le scuole italiane, parlando la lingua italiana e ammirando lo sport italiano, ma oggi sono vittime dell’insensibilità del legislatore, che non ha ancora provveduto a sanare con lo ius soli situazioni di oggettiva ingiustizia. La loro squadra non si può iscrivere ai campionati agonistici, perché il regolamento della Fip (Federazione Italiana Pallacanestro) dispone che in ogni team ci possano essere non più di due atleti stranieri. Per evitare che la doccia fredda diventi una delusione ben più profonda, il coach della Tam Tam Basket Massimo Antonelli ha promosso un manifesto-appello, dal titolo “Io Sto con Tam Tam Basket”, firmato al momento da 13 personaggi dello spettacolo, dell’arte, della cultura, dell’informazione, in cui chiede ai presidenti del Coni e della Fip Giovanni Malagò e Gianni Petrucci di intervenire.

“La palla – scrive – è nelle vostre mani…consentite una deroga agli scugnizzi di colore della Domiziana, consentite che i ragazzi della Tam Tam possano continuare il proprio fantastico sogno”. Antonelli parla di un gruppo di ragazzi che non sono “solo atleti, ma soprattutto sognatori”. “Tuttavia – prosegue l’appello – questo sogno potrebbe essere spezzato da leggi anacronistiche e regolamenti farraginosi. Perché i ragazzi della Tam Tam, seppure nati in Italia, seppure qui si stanno formando, seppure come tutti i loro coetanei figli di cittadini italiani mangiano continuamente pizza e guardano in Tv con entusiasmo le magie di capitan Hamsik e compagni, per la stessa Italia questi ragazzi non sono italiani e quindi non possono partecipare ai campionati nazionali, se non solo due per squadra, appunto, come stranieri”.