Ventisette indagati, due ai domiciliari e otto società sottoposte ad accertamento. Circa 860mile euro e 11 mezzi sequestrati. È il bilancio dell’inchiesta su un traffico di rifiuti di rame e piombo tra il Viterbese e la provincia di Caserta, diretta dalla Procura di Roma – Direzione distrettuale antimafia – ed eseguita dalla Polizia ferroviaria del Compartimento di Roma e dai Carabinieri forestali del Nipaaf del Gruppo carabinieri di Viterbo.
Gli uomini dei Carabinieri forestali e della Polizia ferroviaria dei Compartimenti Lazio e Campania hanno eseguito le misure disposte dal gip. Le attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti partivano da due impianti del Viterbese, dove venivano accettati e gestiti abusivamente ingenti quantità di rifiuti speciali ed urbani da cui ricavarne le componenti metalliche di valore commerciale. I rifiuti venivano conferiti da una pluralità di soggetti, in assenza della prescritta iscrizione all’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali ed in assenza della prevista documentazione ambientale. Venivano poi gestiti negli impianti viterbesi in difformità a quanto previsto dalle autorizzazioni e dal decreto di riferimento ed omettendo la corretta compilazione dei registri.
Molti rifiuti indesiderati venivano smaltiti illecitamente nel territorio Viterbese: abbandonati o bruciati al suolo. Il sistema organizzato e gestito da due campani prevedeva che i metalli, specie il rame, fossero nascosti e trasportati su autoarticolati, senza o con falsa documentazione ambientale. I rifiuti di metallo venivano poi venduti ad una società del Casertano, senza le adeguate operazioni di recupero e trattamento necessarie per la cessazione della qualifica di rifiuto prevista per legge, per poi essere commercializzati presso un altro stabilimento vicino.