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Maddaloni (Ce) –  Ha iniziato con l’imbustamento e l’invio delle bollette agli utenti, poi ha cominciato a farsi pagare le stesse bollette dai cittadini raccogliendo soldi non propri, agendo quale riscossore senza però averne i titoli. Il tutto senza che senza l’ente controllore, il Comune, muovesse un dito. E’ quanto emerge dall’indagine diretta dal sostituto procuratore di Santa Maria Capua Vetere Domenico Musto che oggi ha portato agli arresti domiciliari i responsabili della Centro Servizi Italia srl (CSI), società casertana operante nei servizi di riscossione di tributi comunali, che secondo l’accusa non avrebbe versato al Comune di Maddaloni, procurando all’Ente un grave danno erariale, oltre un milione di euro di soldi incassati tra il 2011 e il 2017 dagli utenti per il pagamento della tassa sui rifiuti e dei canoni idrici, nonché dalla gestione dei parcheggi pubblici; migliaia le infrazioni relative alla sosta nelle strisce blu mai comunicate all’Ente, introitate direttamente dalla società.

Danneggiati anche molti cittadini, costrette a pagare più volte la stessa bolletta. Ma nel Comune, fa notare la Procura, non tutto ha funzionato. Più volte, hanno accertato l’ufficio inquirente e i carabinieri di Maddaloni delegati alle indagini, la stessa CSI ha affermato in documenti ufficiali di non essere “agente della riscossione”, ma nonostante ciò, di fatto, ha sempre agito come tale. “Non c’è stata contestazione di tale comportamento – scrive il pm nella richiesta di misura cautelareda parte dell’Amministrazione comunale di Maddaloni, che di fatto ha avallato tale comportamento illegittimo”. “C.S.I. – prosegue il pm – non poteva incassare direttamente e detenere, neppure temporaneamente, i pagamenti relativi alla Tarsu e i canoni per il servizio idrico. Malgrado ciò lo ha fatto”.

Al momento non risultano indagati tra i funzionari comunali. Per quanto concerne i parcheggi, la CSI ha dichiarato di aver ricavato 457mila euro, ma “il valore dei titoli che risulterebbero complessivamente venduti da C.S.I. – sostiene la Procura – si attesterebbe sulla cifra pari ad euro 902.560”.

Semplice la modalità di raggiro posta in essere dalla CSI; quando un automobilista sostava oltre il tempo consentito e doveva regolarizzare la propria posizione, si presentava negli uffici della società con il grattino e pagava, ma non gli veniva consegnata ricevuta; in tal modo la Csi da un lato non pagava il Comune, dall’altro riutilizzava lo stesso grattino guadagnandoci due volte.