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A poco più di un mese dalla scadenza della cassa integrazione e con l’incubo licenziamento che si avvicina, i lavoratori dello stabilimento Jabil di Marcianise (Caserta) scendono di nuovo in piazza per provare a sensibilizzare la politica soprattutto locale, “assente sia dai tavoli istituzionali che nelle piazze”.

Con un corteo iniziato alla stazione ferroviaria di Caserta, gli addetti del sito produttivo casertano hanno attraversato il centro concludendo la marcia nella centrale piazza Margherita; pochi anche i cittadini interessati alla vicenda. La vertenza Jabil si trascina dal giugno scorso, quando la multinazionale statunitense dell’elettronica comunicò l’intenzione di procedere a 350 esuberi su 700 lavoratori; una decisione da cui l’azienda non ha mai receduto, neanche ai numerosi tavoli tenuti in Confindustria o al Ministero dello Sviluppo Economico; la Jabil ha offerto lo scivolo dell’esodo incentivato, seppur con un esborso molto basso e poco conveniente per i dipendenti, e la ricollocazione presso altre aziende, il cui piano però ancora non decolla. Prendere o lasciare, questa l’alternativa data dalla Jabil ai lavoratori, che qualche giorno fa si sono visti consegnare anche il preavviso di licenziamento. I vertici della multinazionale dovranno attendere fino al 23 marzo, quando scadrà la cassa integrazione straordinaria più volte prorogata, poi dopo potranno procedere ai licenziamenti. Dei 350 che dovrebbe uscire, 75 già hanno lasciato, per cui restano ancora 275 lavoratori il cui futuro è tutto da scrivere.

Mauro Musella, lavoratore nonché delegato della Uilm (metalmeccanici della Uil), è pessimista dopo mesi di proteste e lotta, “purtroppo inutili”. “Lo stabilimento Jabil è a forte rischio di chiusura – dice – ma intanto continuiamo a lottare per la nostra sopravvivenza; torneremo nei prossimi giorni a Confindustria Caserta ad incontrare le circa venti aziende interessate ad assumere gli addetti Jabil che saranno licenziati, ma già sappiamo che molte non vogliono rispettare gli accordi presi al ministero, per esempio sul rispetto delle mansioni contrattuali. La situazione è davvero pesante”.

Matteo Coppola, segretario generale della Cgil di Caserta, afferma con amarezza come la “vertenza Jabil non interessi quasi a nessuno, se non ai sindacati e ai lavoratori coinvolti. Non ad una città distratta, men che mai ad una politica locale completamente assente”. Per il leader della Cisl di Caserta Giovanni Letizia, “manca una visione strategica di politica industriale, e intanto qui a Caserta le aziende muoiono. Jabil è la punta di diamante del nostro comparto industriale, ma senza un intervento organico del governo le cose andranno sempre peggio. E anche i politici casertani devono assumersi le proprie responsabilità”. Giovanni Rao, segretario generale Uilm Campania, dice “che il tempo sta stringendo. Non c’è più spazio neanche per l’accordo di programma di cui parla spesso il Governatore De Luca. Peraltro qualche giorno fa la Regione ha messo sul tavolo venti milioni di euro per la crisi Jabil, ma l’azienda ha ribadito che quei soldi li darà a chi riassumerà i lavoratori licenziati. Dunque la Jabil non tornerà sui suoi passi” conclude il sindacalista.