- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

Ad un settimana dal Natale, è tempo di letterine. Ne abbiamo sempre desiderata una, la B. Conquistata dopo che era diventata più di un miraggio, una perfida ossessione. L’abbiamo provata, testata e tastata per un anno, poi, è arrivata la massima serie. “Possiamo pure fare zero punti l’anno prossimo, ma almeno possiamo dire di averla fatta la serie A” è stato il monito di molti tifosi. E come d’incanto, la squadra ha preso alla lettera l’auspicio. Si, proprio quella squadra, giudicata con uno scolastico piuchessuficiente, scritto tutto attaccato e con due esse tanto da valere mezzo voto in più, dalla piazza, dagli addetti ai lavori, dalle testate, nazionali e non. 

“Ci possiamo divertire e togliere parecchie soddisfazioni” tuonò un’altra fetta di pubblico, gasato, in fiducia, invulnerabile dopo due stagioni con l’argento vivo addosso. Divertiti quasi mai, soddisfazioni manco a parlarne. Se non briciole: il restyling dello stadio, a norma per l’agibilità, l’odiosa e fischiata musichetta della serie A ad inizio gara, il gol di Brignoli, il vantaggio allo Stadium, attestazioni di stima da parte dell’Italia pallonara ai supporters giallorossi. Ecco, solo quest’ultima è stata la grande conquista, l’unica probabilmente di un’annata che è iniziata male e non promette niente di buono. 

Il prosieguo, se possibile, appare ancora più nero della terza maglia: un mercato da inventarsi, il classico “no grazie ma in una squadra all’ultimo posto con un punto non ci vengo”, e qualche pensiero sempre più ricorrente di iniziare ad allestire una squadra per la cadetteria. Perchè oggi va di moda “questi non sono buoni nemmeno per la serie B”. Punti di vista che cambiano. E punti che, ahinoi, non arrivano mai.