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Napoli – Questa mattina il Corriere del Mezzogiorno ha deciso, non si sa bene per quale motivo, di proporre ai suoi lettori un articolo che se lo avesse scritto Vittorio Feltri avrebbe fatto insorgere mezza Napoli. Si intitola “La città che ama soltanto a parole”, ed è, dalla prima all’ultima riga, un paradossale atto d’accusa nei confronti dei napoletani, tutti, nessuno escluso. Anzi: di tutti quelli che non hanno acquistato il biglietto per la partita di domani sera al San Paolo, che vedrà gli azzurri affrontare il Cagliari. Non si sa bene per quale motivo il Corriere abbia tanto a cuore gli incassi della Ssc Napoli, ma questo non è un nostro problema. E’ invece un nostro problema essere insultati e accusati, esplicitamente, di essere una città di delinquenti.

È legittimo”, si chiede il Corriere, “chiedere di sborsare soldi, se poi sono i tifosi per primi a scegliere di non spendere qualche decina di euro per un biglietto? Vabbè, c’è la comodità di guardare la partita dal divano di casa, ed è una motivazione condivisibile. C’è lo stadio virtuale a cui tutti siamo affezionati, ma anche su questo aspetto ci sarebbe da discutere. La Campania è la Regione dove la guardia di Finanza ha scoperto la centrale del cosiddetto pezzotto e ha oscurato (ma già sono stati riattivati) il maggior numero di utenti. Chi urla pappone probabilmente guarda in maniera illegale le partite di calcio. Un po’ di coerenza non guasterebbe”.

Caro direttore del Corriere, lei quindi esclude completamente che acquistare il biglietto per una partita di mercoledì sera, l’ennesima in casa, con un costo di 25 euro per le curve, possa essere difficoltoso per chi non ha uno stipendio come quello di un giornalista affermato? Non le è passato neanche per l’anticamera del cervello che magari in questa città c’è un sacco di gente che lavora, che fa sacrifici, e che vorrebbe tanto essere allo stadio domani ma non può per impegni professionali o perché, visti i tempi che corrono, sceglie di vedere solo alcune partite per razionalizzare le spese? Un padre con un figlio, secondo lei, può spendere tranquillamente quasi 200 euro in una settimana per vedere tutte le partite (e parliamo dei prezzi delle curve, figuriamoci i settori più costosi)? Ma soprattutto, egregio Direttore, le sembra mai possibile scrivere che chi non va allo stadio, o chi contesta il presidente De Laurentiis, “probabilmente guarda in modo illegale le partite di calcio”? Lo sa o non lo sa che la stragrande maggioranza delle famiglie napoletane lavora ogni giorno onestamente per pagare le spese di casa e l’abbonamento a Sky? Per quale inconfessabile verità, il Corriere del Mezzogiorno sente la necessità di accusare indistintamente migliaia e migliaia di persone di vivere nella illegalità, solo e soltanto perché domani sera al San Paolo, forse, non ci sarà il pienone? Di Vittorio Feltri ne basta uno, di imitazioni macchiettistiche, ci creda, non c’è alcun bisogno.

di Carlo Tarallo