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Quei venti secondi che ne precedevano la visione potevano essere lunghi un’eternità, tanto da scatenare una curiosità sospesa tra la tensione e la agognata libertà da accarezzare finalmente dopo un anno di studi. Parliamo dei cari vecchi quadri scolastici, quelli che ci si apprestava a consultare verso la fine di giugno, a poche settimane dalla fine delle lezioni. Rappresentavano – e rappresentano tuttora a loro modo – un confine ben definito tra l’anno appena concluso e le vacanze rigeneranti prima di un nuovo percorso.
 
Come tante cose dei tempi moderni, sono cambiati anche loro. Non tutti gli istituti ormai optano per la tabella che accorpa le valutazioni di ogni studente in ciascuna materia, rendendole pubbliche e dunque visibili a tutti; oggi la privacy, elemento sempre al centro del dibattito quotidiano, ha preso il sopravvento e i voti sono stati sostituiti da una semplice “ammissione” o “non ammissione” alla classe successiva. Ma che ripercussioni ha tutto questo sugli studenti? Li aiuta ad evitare malumori o li priva di un confronto costruttivo? A sollevare l’interrogativo sono due genitori di Roccapiemonte, paese della provincia di Salerno, che attraverso una lettera aperta giunta alla nostra redazione hanno espresso il proprio parere. la riportiamo integralmente di seguito: 
 
“Nostro figlio frequenta la scuola secondaria di I grado (ex scuola media) presso l’Istituto Comprensivo di Roccapiemonte e, con nostra grande sorpresa, abbiamo osservato come ormai i vecchi quadri scolastici di una volta, che affissi nella scuola consentivano a tutti i ragazzi di verificare i propri voti e confrontarli con quelli degli altri, sono un lontano ricordo: oggi sugli stessi viene riportata una generica definizione di ammissione alla classe successiva, fermo restando la possibilità di verificare sul portale internet dedicato i soli voti del proprio figlio.
Non vorremmo che queste decisioni siano dettate dalla volontà di voler “secretare” l’operato dei docenti da parte del Dirigente Scolastico, che inoltre ritiene così di poter evitare proteste o polemiche da parte di genitori disinformati. In questo modo, tuttavia, si impedisce agli alunni e ai genitori, tramite il confronto con i risultati degli altri, la valutazione obiettiva su quella che è stata la competenza decisionale e professionale dell’insegnante e dell’intero sistema scolastico.
In aggiunta, siamo venuti a conoscenza che gli stessi docenti sollecitano in modo autoritario gli alunni, forti della propria posizione dominante, addirittura a non rivelare agli altri neppure il voto di una interrogazione, alla quale tutti hanno assistito, una volta tornati a posto. Tale modalità, del tutto arbritaria, è assolutamente priva di logica e anzi deleteria per la crescita dei ragazzi.Il Garante sulla Privacy ha già ribadito, nel suo vademecum “La privacy tra i banchi di scuola”, che:
“non esiste alcun provvedimento del Garante che imponga di tenere segreti i voti dei compiti in classe e delle interrogazioni, gli esiti degli scrutini o degli esami di Stato, perché le informazioni sul rendimento scolastico sono soggette ad un regime di trasparenza. (…) Per il principio di trasparenza a garanzia di ciascuno, i voti degli scrutini e degli esami devono essere pubblicati nell’albo degli istituti”.
 
Tra l’altro l’Ordinanza Ministeriale 21/05/2001, n. 90 – “Norme per lo svolgimento degli scrutini e degli esami nelle scuole statali e non statali di istruzione elementare, media e secondaria superiore” – stabilisce all’art. 16 comma 2 che solo “In caso di esito negativo degli scrutini e degli esami, all’albo dell’Istituto l’indicazione dei voti è sostituita con il riferimento al risultato negativo riportato (“non ammesso alla classe successiva”, “non qualificato”, ”non licenziato”).

Va ricordato che i voti dei compiti in classe e delle interrogazioni, gli esiti degli scrutini o degli esami di Stato sono pubblici. Le informazioni sul rendimento scolastico sono soggette ad un regime di trasparenza e il regime della loro conoscibilità è stabilito dal Ministero dell’istruzione. È necessario, tuttavia, nel pubblicare voti degli scrutini e degli esami nei tabelloni, che l’istituto eviti di fornire, anche indirettamente, informazioni sulle condizioni di salute degli studenti: il riferimento alle “prove differenziate” sostenute dagli studenti portatori di handicap, ad esempio, non va inserito nei tabelloni, ma deve essere indicato solamente nell’attestazione da rilasciare allo studente.Oltretutto il confronto tra gli studenti è uno strumento che ne consente la crescita personale, il senso di responsabilizzazione ed anche, perché negarlo, un sano spirito di competizione che sembra ormai essere sempre più raro nel mondo attuale, che sta portando ad un appiattimento ed al livellamento “verso il basso” dell’individuo, a favore di un sedicente “rispetto della dimensione personale/interiore dell’ndividuo” che altro non è se non un modo per decontestualizzare i singoli comportamenti nel nome di un falso perbenismo, che invece non trova rispondenza in una realtà sempre più priva di valori e considerazione degli altri.

La privacy deve cedere il passo alla trasparenza: ovvero il diritto di conoscere i voti finali anche dagli altri studenti. Turati parlava di PA come “casa di vetro” per poter monitorare continuamente le decisioni e le scelte. In quest’ottica la pubblicità dei voti scolastici tutela un diritto naturale del singolo studente: verificare che non siano stati utilizzati “metri” di valutazione diversi e non siano state commesse “ingiustizie”.

 
Riteniamo che tale argomento meriti sicuramente maggiore visibilità ed una campagna informativa sui media a favore del ripristino della pubblicazione dei risultati scolastici, anche attraverso i social media (pagine Facebook, petizioni online…).
Riteniamo, infine, che gli operatori dell’informazione debbano farsi carico di tale istanza, promuovendo la consapevolezza della problematica e la sua importanza sociale e culturale. Nel ringraziarvi per la sempre cordiale attenzione, un caro saluto.
 
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