Internet come mezzo di diffusione dell’odio. A lanciare l’allarme ci pensa Amnesty International. L’appello arriva da Roma dove si presenta il rapporto 2017-2018 sulla situazione dei diritti umani in 159 Paesi. Tra questi anche l’Italia, dove la situazione non appare positiva. «Il linguaggio di odio, con il suo corredo di fake news, è moneta corrente sui mezzi di comunicazione e rischia di creare una società sempre più divisa, favorendo gravi passi indietro nei confronti dei diritti umani». Per porre rimedio a questo dilagante fenomeno, Amnesty International ha istituito una task force per combattere la diffusione dell’odio in rete. Il primo passo è stato quello di monitorare i profili facebook e twitter di tutti i candidati alle prossime elezioni politiche delle quattro principali coalizioni. A fare il punto della situazione ci ha pensato Gianni Rufini, direttore generale: «Il 66 per cento è discriminatorio/razzista. Il 20% è offensivo o veicola stereotipi. Il 14% si configura come discorso di odio». Stimate anche le prime segnalazioni: «Il 50 per cento sono da attribuire a candidati della Lega, il 27% a Fratelli d’Italia, il 18 a Forza Italia, l’1,6 al Movimento 5 Stelle». Il presidente Antonio Marchesi ha puntato con decisione il dito verso questo fenomeno: «Sono ben pochi i governi che stanno dalla parte dei diritti umani. Al contrario, leader come al-Sisi, Duterte, Maduro, Putin, Trump e Xi stanno mettendo a rischio i diritti di milioni di persone». Tragico, infine, il bilancio delle vittime: 312 attivisti per i diritti umani hanno perso la vita nel 2017 e 262 giornalisti sono stati imprigionati.
L’odio corre in rete, la denuncia di Amnesty International
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