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Il 18 maggio abbiamo ricordiamo, attraverso l’elaborato dello studente Mattia Accardo del liceo scientifico “Filolao” di Crotone, la tragica vicenda del bambino di appena 18 mesi Nunzio Padolfi, assassinato dalla camorra a Napoli il 18 maggio 1990. Una storia triste che certamente non può lasciare indifferenti per la tenera età della piccola vittima. Gli studenti con le loro riflessioni stanno portando alla luce tanti tasselli di un’umanità innocente e coraggiosa; consola constatare che i giovani di oggi sono tutt’altro che indifferenti.

“Il nome di Nunzio Pandolfi è diventato un simbolo della lotta contro la mafia, una storia di coraggio e sacrificio che ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva. La sua morte per mano della criminalità organizzata è un triste promemoria della brutalità e dell’impunità con cui la mafia ha operato in Italia.

Nunzio Pandolfi era un bambino comune, nato in una delle tante comunità italiane sotto l’ombra della mafia. Negli anni ’80 e ’90, l’Italia era afflitta dalla presenza pervasiva della mafia, in particolare in regioni come la Sicilia, la Calabria e la Campania. Nunzio Pandolfi fu brutalmente ucciso il 18 maggio 1990, all’età di soli due anni, nelle braccia di suo padre, anche lui morto in quella straziante serata. Gennaro, il padre di Nunzio, oltre alla sua principale occupazione di venditore ambulante di abbigliamento, da poco aveva affiancato il clan dei Giuliano, come autista del boss Luigi Giuliano, che in quel periodo storico era in conflitto con la famigerata Alleanza di Secondigliano. Coloro che stavano ai vertici dell’alleanza vollero attaccare un uomo vicino alla famiglia dei Giuliano ed è così che optarono per Gennaro Pandolfi.

Quella sera di maggio due uomini incappucciati ed armati di pistola entrarono sfondando a calci la porta di casa, sparando 14 bossoli che provocarono 4 feriti e il decesso di Nunzio e Gennaro Pandolfi. Quando il bambino fu trasportato d’urgenza in ospedale respirava ancora, ma morì poco tempo dopo in un disperato intervento chirurgico. La morte di Nunzio generò un’ondata di dolore e indignazione in tutta l’Italia e contribuì ad accendere una maggiore consapevolezza sulla necessità di contrastare la mafia e di sostenere le vittime innocenti della violenza mafiosa. Nunzio Pandolfi è un eroe silenzioso e vittima innocente, il cui sacrificio ha contribuito a smuovere le coscienze e a stimolare una più forte reazione contro la mafia. La sua storia ci ricorda l’importanza di continuare a combattere contro la criminalità organizzata e di sostenere tutte le vittime di questa violenza. La sua vita e la sua morte devono essere un faro di speranza e determinazione per tutti coloro che aspirano a un futuro libero dalla paura e dall’oppressione mafiosa.”