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Acqua pubblica, sale la tensione: duro botta e risposta a distanza. Ad accendere le polveri è il vicepresidente della Regione, Fulvio Bonavitacola. La replica secca arriva da padre Alex Zanotelli, anima dei movimenti anti privatizzazione. Bonavitacola prende parola alla Fondazione Foqus, sul palco delle celebrazioni per i 140 anni dell’Acquedotto di Napoli, promosse sabato da Abc Napoli. Ed esordisce proprio parlando della partecipata del Comune di Napoli, evocando le proteste per le modifiche allo statuto. Il Coordinamento campano per l’acqua pubblica ci vede il primo passo per privatizzare. Ma della mobilitazione “non capisco la ratio”, afferma il vicepresidente della Regione. Poi subito salta ad un tema più vicino alla Regione. Bonavitacola infatti si riallaccia al precedente scontro, aperto dagli stessi attivisti: stavolta con Palazzo Santa Lucia. La vicenda è il varo di Grandi Reti Idriche Campane Spa. È la società mista pubblico/privata, per gestire la grande adduzione primaria.

In entrambi i casi, per Bonavitacola le contestazioni esisterebbero non per “discutere le questioni reali nel merito, ma a fare competizioni per medaglie che qualcuno si mette sul petto”. In pratica “la medaglia del crociato dell’acqua pubblica“. Il vice di De Luca si mostra caustico: “Ogni qual volta può darsi avvio ad una crociata, il crociato scende in campo, altrimenti che crociato è?“. Al netto dell’ironia, il giudizio è liquidatorio. “Questa è solo ideologia” sentenzia. “Il problema dell’acqua pubblica – sostiene – non dipende se sei azienda o Spa”. Dipende, viceversa, “se fai un servizio nell’interesse dei cittadini, se quello che offri ha una copertura tariffaria accettabile, e quello che ricavi possibilmente viene reinvestito per migliorare il servizio“. Nell’invettiva non manca un richiamo ai costi di esercizio, per il servizio idrico. “Non sono gratis” rimarca Bonavitacola. Necessità che, a detta sua, consiglierebbe di non considerare tabù i privati.

Ma a queste parole, anche un uomo di pace come Zanotelli si spazientisce. “L’attacco è indirizzato al sottoscritto – dichiara il missionario comboniano- ma io non sono un crociato, né sono in cerca di medaglie”. Il religioso ricorda di aver “rifiutato in vita mia tutti i premi che mi hanno dato”. “Ho rifiutato – spiega -, perfino il premio dei Lincei, quando ero in Africa, a Korogocho: 250.000 euro di valore. Proprio per non legarmi a nulla“. L’accusa della Regione lo tocca sul personale. Ma a padre Alex non va giù il ridurre a “crociata” un “movimento popolare”. A tal uopo, sottolinea che “il movimento sull’acqua ha portato al referendum del 2011, l’abbiamo vinto”. All’epoca “26 milioni di italiani hanno deciso che l’acqua deve uscire dal mercato e che su di essa non si può fare profitto“. Oggi più di ieri, il discorso è questo. “L’acqua è il bene più prezioso che abbiamo – ribadisce Zanotelli -, ed anche il più scarso e minacciato, con il riscaldamento  globale: non può essere in mano a un privato“.

Come gli capita spesso, padre Alex si infervora. Cita le previsioni: in Italia “avremo un -50%, di diponibilità idrica nel 2040”. Rilancia gli allarmi di Jeremy Rifkin, premio Nobel per l’economia. “Vorrei far capire a Bonavitacola – dice – che per salvare il referendum, l’unica maniera trovata dagli esperti è stata quella dell’azienda speciale“. È il caso di Abc Napoli, fondata nel 2013, sulla scia delle urne di 2 anni prima. “Non azienda come dice lui, ma azienda speciale – ripete il missionario -, concetto che viene dalla giurisprudenza europea, e permette di gestire l’acqua senza fare profitto“. Al contrario, “con la Spa vai a finire sul mercato”. E quindi la lotta proseguirà. La Regione, finora, è rimasta sorda agli appelli del comboniano. Lui però promette: “Continuerò ad andare in piazza”.