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L’ex terzino di Napoli, Liverpool e Palermo Andrea Dossena in un’intervista rilasciata ai microfoni de Il Corriere dello Sport ha raccontato come sta vivendo in questa situazione di emergenza sanitaria e ha ricordato i suoi anni migliori.  Queste le parole dell’ex difensore del azzurro: “Vorrei rivedere gli anziani, i nostri padri, i nostri nonni, che giocano a carte dinnanzi o dentro a un bar. Io mi sono divertito, con il calcio, e ancora lo faccio: allenavo a Crema, avevo cominciato da tre mesi. Ora spero si possa riprendere, ma la vedo dura, soprattutto in Serie D, perché i presidenti hanno aziende ferme, bloccate e la crisi li sta soffocando: se non lo ha già fatto, ci sono molte possibilità che accada, e capisco che ricominciare a giocare, per chi ha problemi econonomici possa essere l’ultimo dei propri pensieri”.

Liverpool: “La magia di Anfield, diciotto mesi indimenticabili, in un tempio del calcio inavvicinabile, perché per abbonarsi, a quel tempo, bisognava attendere anche cinque, sei, otto anni. Poi tornai in Italia e scelsi Napoli, e lì ho scoperto la travolgente passione del Sud, io che avevo giocato solo a Nord o in Inghilterra”.

Dall’Anfield al San Paolo: “Fu una scelta che maturò gradualmente, quella di rientrare, e che fu immediata, quando mi chiamò Riccardo Bigon, il direttore sportivo del Napoli di allora. Liverpool è stata un’esperienza fantastica, in una squadra straordinaria, con Gerrard e Torres, Xabi Alonso, Mascherano e Lucas Leiva. Ma giocavo meno di quanto mi aspettassi e allora mi rimisi in gioco: a Napoli c’era un progetto che si stava evolvendo, ma non era ancora ai livelli che poi sarebbero raggiunti dopo, con la Coppa Italia le qualificazioni in Champions, e un ruolo sempre più centrale del club nel sistema-calcio”.

L’addio al Palermo: “Ricordo ancora il giorno in cui decisi di andare via, al Palermo, dove dopo sette giorni, quando capii che nessuna delle promesse che mi erano state fatte sarebbe stata mantenuta”.

Carenza di terzini:In genere, un club pensa sempre prima ai portieri, ai centrocampisti, agli attaccanti, alle mezze ali, ai centrali. I fluidifi canti, come si diceva una volta, vengono dopo. E mi sembra che ci sia poco in giro adesso: in Italia bene gli esterni dell’Atalanta, Gosens e Hateboer, Theo Hernandez del Milan, Di Lorenzo che è stato l’acquisto più azzeccato del Napoli e Mario Rui; ovviamente Alex Sandro e Danilo della Juventus, poi mi piace Lirola della Fiorentina. Ma non vedo in giro gente che possa indurre a follie: pensi che per me il più bravo resta ancora Kolarov, che mi pare compirà trentacinque anni tra un po’”.