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di McBlu76

Non è questione di numeri. Partiamo da qua. Difesa a tre o a quattro, quella l’unica differenza sostanziale, ma il discorso è fondamentalmente un altro.

Il Napoli sceglie Antonio Conte proprio per non essere schiavo dei numeri, di quel quattrotretrè che è sembrato diventare mantra imprescindibile per questa piazza, sistema che ha rappresentato poesia e zavorra, scudetti scippati e cuciti sul petto ed il dramma dell’equivoco dell’anno passato.

Il Napoli sceglie l’uomo più che il sistema. Sceglie l’uomo che impone altri uomini, sceglie di affidarsi all’idea di Antonio Conte, qualunque essa sia. Si fosse cercata la quadra tra caratteristiche tecniche, storico tattico e allenatore, la scelte potevano essere un paio e soltanto quelle, Roberto De Zerbi o Gian Piero Gasperini.

Il Napoli è finito nel vortice dell’equivoco tattico mettendo in rosa una serie di calciatori dal ruolo più o meno indefinito, cartina tornasole del fatto che le scelte dell’intera stagione 2023/2024 siano state prese all’insegna del pressapochismo più totale e dell’assoluta mancanza di conoscenza.

L’anno dei Dendonker e del trio Garcia-Mazzarri-Calzona però necessitava di rivoluzione, e la rivoluzione non poteva passare per i quindici calciatori di cui si è erroneamente parlato, ma attraverso l’unico allenatore capace di entrare nella testa dei calciatori e comprendere chi di loro sarà disposto a giocarsi la vita per tecnico, compagni e progetto, scegliendo poi chi andrà a completare la rosa che dovrà riportare il Napoli in condizione di lottare e competere.

Ed ecco Antonio Conte. Ecco il perché chi scrive l’ha reputato l’unica scelta da giugno 2023. Antonio Conte probabilmente giocherà a tre, ma decidesse di tornare ai tempi di Bari con il suo quattro due quattro poco cambierebbe. Intensità, ferocia, concentrazione, ritmo. Questo sarà il nuovo Napoli. Così nascerà e così morirà, fino all’ultimo giorno di Antonio Conte a Napoli.

Due centrali, Buongiorno ed Hermoso magari, almeno un centrocampista importante come potrebbe essere Kephren Thuram, una punta centrale che arriverà tra il quasi inarrivabile Gyokeres, Gimenez, Dovbyk e l’usato sicuro Lukaku. Poi l’occasione Chiesa, operazione interessante e complicata economicamente. Ma è sopratutto sugli esterni che bisognerà intervenire, che si giochi a tre o a quattro. Olivera e Mazzocchi, questo dovrebbe rimanere, ed è poco, troppo poco. Ed è lì, in quella zona di campo che il Napoli dovrà scegliere e scegliere bene, Bellanova e Dorgu, Vanderson e Miguel Gutierrez, servono polmoni e gamba, gente che corre e strappa il campo.

Antonio Conte. Tutto gira intorno sempre allo stesso nome. Perché la sensazione netta, inequivocabile, più certezza che illusione, è che il Napoli figlio di nessuno della stagione scorsa verrà spazzato via dalla squadra che vedremo l’anno prossimo, un Napoli magari meno bello, meno portato a ricercare possesso e bellezza, ma pronto a buttare il sangue dal primo all’ultimo minuto della stagione, seguendo l’unico uomo al comando, che finalmente sarà quello in panca.