- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Napoli – Dalle prime ore di oggi la Polizia di Stato, su delega della Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia – sta eseguendo un’ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti di oltre 40 persone, alcune ritenute appartenenti all’Alleanza di Secondigliano, altri pubblici ufficiali e imprenditori, coinvolti secondo le indagini nell’ alterazione di gare di appalto ospedaliere, estorsioni alle ditte operanti presso le predette strutture: servizio di trasporto ammalati, onoranze funebri, imprese di costruzione, imprese di pulizie.

Riguardano importanti strutture della zona ospedaliera di Napoli, vedono indagati anche sindacalisti e hanno portato all’arresto anche il boss del quartiere Vomero e suo figlio, le indagini che oggi ha portato alla notifica di oltre 40 misure cautelari nei confronti di pubblici ufficiali, imprenditori e presunti esponenti del cartello malavitoso denominato “Alleanza di Secondigliano”. Emerge dall’inchiesta sugli appalti condizionati in ambito ospedaliero e sulle estorsioni alle ditte che forniscono servizi in quel settore (trasporto ammalati, onoranze funebri, imprese di costruzione e di pulizie) condotta dalla Squadra Mobile e della Procura distrettuale antimafia di Napoli (pm Woodcock e Carrano). Tra gli arrestati il boss Luigi Cimmino, ritenuto il capo del clan camorristico del quartiere Vomero e nella zona collinare, il figlio Franco Diego e colui che viene ritenuto il suo braccio destro Andrea Basile. Misure cautelari anche nei confronti di sindacalisti e imprenditori, come Marco Salvati, titolare di un’associazione che si occupa di trasporti di infermi “La croce di san Pio”) e i Sacco, la cui impresa si occupa della refezione.

Si tratta di un’ estorsione emersa nell’ambito di un’altra inchiesta della Procura (quella sulla SMA). La DDA, grazie all’attività investigativa odierna, è riuscita a disegnare uno spaccato particolarmente inquietante del funzionamento del sistema messo in piedi dalla cosiddetta “Alleanza di Secondigliano”, cartello mafioso che – sostengono i pm – tiene insieme i clan insieme con regole condivise e che ha anche disegnato e strutturato le cosiddette estorsioni “di sistema”, rivolte cioé nell’ambito di strutture complesse come lo sono gli ospedali cittadini. Anche attraverso le dichiarazioni di decine di collaboratori gli inquirenti hanno ricostruito il carattere multiforme del controllo mafioso della gestione degli ospedali cittadini, tra cui figurano strutture particolarmente importanti come il Cardarelli, il CTO e il Cotugno.

Tra i destinatari delle misure cautelari figurano anche diversi pubblici ufficiali per i quali però il giudice per le indagini preliminari ha escluso l’aggravante mafiosa, riconosciuta dall’autorità giudiziaria per i presunti camorristi e per gli imprenditori “corruttori”, che si avvalevano di questa “alleanza” per fare affari. Gli inquirenti, però, per quanto riguarda i pubblici ufficiali, presenteranno appello al Giudice sulla base della sistematicità delle condotte che vengono contestate e della consapevolezza, ritenuta acclarata, della natura malavitosa dei loro “partner”.

In diverse strutture ospedaliere della città la camorra ostentava il suo potere riuscendo a ottenere cure “agevolate” per i suoi affiliati e a gestire, così, con maggiore efficacia, la concessione degli arresti domiciliari per quelli in carcere: emerge, anche questo, nuovamente, dall’inchiesta sugli appalti condizionati in ambito ospedaliero e sulle estorsioni alle ditte che forniscono servizi in quel settore (trasporto ammalati, onoranze funebri, imprese di costruzione e di pulizie) condotta dalla Squadra Mobile e della Procura distrettuale antimafia di Napoli (pm Woodcock e Carrano), che ha portato alla notifica di 48 misure cautelari: 36 in carcere; 10 ai domiciliari e due di divieto di dimora in Campania. Un servigio reso dal cosiddetto gruppo camorristico “del Vomero” a tutte le organizzazioni malavitose che compongono la galassia della cosiddetta “Alleanza di Secondigliano”.