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Per i suoli ex Cementir di Bagnoli, la Cabina di regia ha approvato la transazione con il gruppo Caltagirone. E si profilano novità importanti sulla colmata, per cui avanza l’opzione alternativa alla rimozione. Questioni rilevanti, insomma, bollono in pentola. Lontane dall’annuncio del patron del Napoli, Aurelio De Laurentiis, di costruire uno stadio a Bagnoli. Ma procediamo con ordine, su quanto prevede lo schema. I 7 ettari di terreni ex Cementir sono proprietà di Basi 15, società della holding Caltagirone. Sono sul punto di tornare in mano pubblica. Passerebbero ad Invitalia, pronta a proseguire le bonifiche. Un risanamento predisposto dal cedente, e già iniziato. Il prezzo di acquisto corrisponderebbe agli oneri di bonifica. Alla fine sarebbe una sorta di compensazione: i suoli in cambio del disinquinamento da continuare. A parte, invece, i costi di abbattimento dei manufatti esistenti. Anche questi se li accollerebbe lo Stato. Una circostanza ritenuta inevitabile. Sarebbe stato lo stesso, ad esempio, nell’ipotesi di un esproprio.

L’accordo transattivo è dunque una scelta. Ed è diretta a superare lo scoglio finale dei contenziosi. La transazione con Basi 15 è infatti l’ultima da chiudere. Archiviata la pratica, si potrebbe approdare a step successivi. Ricordando tuttavia le risorse occorrenti a completare la rigenerazione di Bagnoli-Coroglio: servono 1.2 miliardi di euro. Per l’ex Cementir prevarrebbe una mediazione, ispirata a criteri di pragmatismo. Ad oggi pendono ancora tre giudizi amministrativi tra commissariato di governo, la Basi 15, ed Invitalia, soggetto attuatore del programma di rilancio dell’ex sito industriale. Portare avanti i contenziosi, secondo la Cabina di regia, bloccherebbe per anni una zona strategica. Sui terreni ex Cementir sono previsti anche un impianto di trattamento delle acque di falda, ed un parcheggio. Ecco allora la decisione di optare per la soluzione negoziale, ancora da perfezionare al tavolo comune delle parti.

La svolta, peraltro, è stata anticipata nella relazione del sindaco-commissario Manfredi. Un documento presentato lo scorso gennaio in consiglio comunale. “Il pluriennale contenzioso – affermava il testo – con la società Basi15” si sta “indirizzando verso una composizione transattiva i cui contenuti saranno affinati nelle prossime settimane al fine di sottoporre il possibile testo di pre-accordo all’attenzione della Cabina di regia“. Da allora, passi ulteriori sono stati compiuti. Nel corso del braccio di ferro giudiziario, il gruppo Caltagirone ha sostenuto l’assenza di responsabilità per l’inquinamento dei suoli. Una tesi basata sull’acquisizione del cementificio, dal colosso statale Iri, nel febbraio 1992. All’epoca, lo stabilimento era già in fase di dismissione. E inoltre la holding attribuisce la contaminazione ai processi industriali dell’area ex Ilva, confinante con i propri terreni. I suoli sono stati trasferiti a Basi 15 nel 2015 da altra società del gruppo Caltagirone.

Discorso diverso per la colmata. È un simbolo dell’elefantiasi delle bonifiche. Sta lì a ricordare il passato, ma anche 30 anni di tentennamenti. La colmata è una striscia di 195.000 mq di materiale di risulta, proveniente dall’ex insediamento siderurgico. Una legge del 1996 ne impone la rimozione. Operazione, però, mai attuata. Nella relazione commissariale, si accenna all’idea di non eliminarla più. Si parla di “eventuale messa in sicurezza”, con costi in fase di valutazione. In pratica si tratterebbe di ‘sigillarla’, per evitare rischi ambientali. Anche qui, la Cabina di regia sembra in sintonia. La messa in sicurezza, insomma, sta prendendo quota. È indispensabile, naturalmente, una modifica normativa. Fonti istituzionali indicano il possibile disco verde. Palazzo Chigi sarebbe pronto a farsi carico del problema. Nei progetti, la colmata diverrebbe una piattaforma destinata alla balneazione. Cioè, da lì si accederebbe direttamente al mare. Un po’ come fossero dei terrazzamenti, digradanti verso lo specchio d’acqua. Ma prima di tuffarsi, bisogna aspettare le bonifiche. E soprattutto trovare i fondi necessari.