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Napoli – E’ un “Cuore a metà” quello della multinazionale Whirlpool che dopo aver confermato la chiusura dello stabilimento di Napoli Est a casa sua, in America, dona lavatrici per aiutare le persone colpite dalla storica alluvione dello scorso maggio nello stato del Michigan.

Una solidarietà fatta solo a metà tra “le mille incertezze della libertà, per dirla alla Bandabardò, dell’azienda verso gli operai napoletani che oggi si sentono così nuovamente beffati dalla multinazionale statunitense.

Più di 400 lavatrici, asciugatrici e frigoriferi sono stati donati alla United Way, con tutti i proventi destinati in beneficenza” spiegano in queste ore i media statunitensi lodando il gesto della multinazionale dell’elettrodomestico. Un gesto in netta contro tendenza dispetto alle azioni che la stessa Whirlpool ha intrapreso nell’ultimo anno per la chiusura dello stabilimento di Ponticelli.

Il sito di Napoli Est, paradossalmente, è proprio un centro d’eccellenza nella costruzione di lavatrici di alta gamma, tasso di qualità riconosciuto proprio dalla Whirlpool.
Mentre Whirlpool si accinge a fare beneficenza – tuonano oggi gli operai dello stabilimento di via Argineper le persone colpite dall’alluvione il 31 ottobre in Italia, principalmente a Napoli, ci sarà una tempesta di licenziamenti che si abbatterà su tutti i fronti inondando nel mare della disperazione più totale!”.

Il prossimo 31 ottobre, se non cambieranno le cose, l’area orientale di Napoli sprofonderà infatti in una tempesta, grave almeno quanto quella che ha colpito il Michigan. Se la solidarietà della Whirlpool resta quella riscontrata al tavolo del Mise, il 31 ottobre sarà una data spartiacque per Napoli Est e non solo.

La chiusura dello storico stabilimento di via Argine porterà un disastro, ad effetto domino, di dimensioni molto preoccupanti. A far paura, più della bufera meteorologica, è la bomba sociale che la multinazionale ha innescato in un territorio già martoriato da anni dalla camorra, dove l’unica risposta concreta all’avanzo della criminalità organizzata resta il lavoro.

Una risposta che ad oggi le istituzioni nazionali sembrano non sentire, a differenza di quelle locali che, conoscendo meglio il territorio, stanno facendo il possibile per evitare il peggio: mandare a casa tra Napoli e la Campania circa mille operai.
A difesa dei lavoratori napoletani sono intervenute, nel tempo, tutte le istituzioni del territorio, dalla Chiesa al Prefetto fino a Comune e Regione.